Milano, 1 dicembre 2024 – La facciata su piazza Scala osserva il teatro prospiciente tirata a lucido per Sant’Ambrogio, mentre si continua a lavorare sulle impalcature, nascoste da riproduzioni dell’originale che raccontano i sei secoli di storia di Palazzo Marino attraverso quattordici personaggi iconici, sul fronte di via Case Rotte: il secondo di quattro, puntuale sul cronoprogramma del restauro partito in primavera, e finanziato interamente dal gruppo Tod’s con 2,7 milioni di euro, di 5.345 metri quadrati di facciate esterne dell’edificio che dal 1861 è la sede del Comune di Milano, più 2.224 di facciate del Cortile d’Onore, con elementi originali progettati nel ’500 da Galeazzo Alessi per il banchiere Tommaso Marino.
L’intervento
I lavori, affidati a un team di restauratori in cui l’età media è di 34 anni, dopo aver riportato all’antico splendore i 1.722 metri quadrati della prima facciata con dettagli e colori originali scelti da Luca Beltrami (fu realizzata solo nel 1871), hanno affrontato il lato di Case Rotte, il più rovinato dall’esposizione alle polveri sottili; il primo lavaggio ha svelato stuccature invasive, lasciate da restauri meno attenti di questo che utilizza tecniche innovative per preservare le superfici del "primo grande edificio in pietra di Milano dopo il Duomo e altre chiese - ricorda Michele Brunello, uno dei coordinatori del restauro –. Qui si è usato il ceppo gentile del Brembo, una pietra molto bella ma anche molto friabile e che assorbe lo sporco: un restauro coi metodi del passato l’avrebbe rovinata".
I restauratori procedono per cicli di pulitura con materiale a basso contenuto chimico: "Come impacchi, che assorbono ciò che si è depositato nel tempo", seguiti da "ulteriori impacchi che proteggeranno le facciate per il futuro".
A gennaio inizierà lo smontaggio dei ponteggi su via Case Rotte, ma già in dicembre s’inizierà a issarli sulla terza facciata, quella di piazza San Fedele. L’ultima, su via Marino, secondo i restauratori sarà completata a settembre 2025.