Riccardo Panella ha coniato un soprannome per la sua patologia, “Park“. Il morbo di Parkinson, che "cambia la vita, fa comprendere ogni giorno quanto siano importanti i gesti più banali come allacciarsi le scarpe, farsi la barba o scrivere una lettera, camminare, correre, abbracciare e stringere una mano". Da nove anni Riccardo convive con la malattia neurodegenerativa, non ancora in uno stadio avanzato. Da tempo, su consiglio di un neurologo, assume olio a base di Cbd (principio attivo presente nelle piante di cannabis) per lenire alcuni effetti del Parkinson, in particolare i crampi agli arti inferiori che si manifestano soprattutto la mattina. Circa sei gocce al giorno, in aggiunta ai farmaci che assume quotidianamente su prescrizione dell’ospedale milanese che lo ha in cura.
Dal 20 settembre, però, l’olio e altri prodotti a base di Cbd per uso orale possono essere venduti solo in farmacia e con apposita prescrizione medica, per effetto del Decreto del 7 agosto 2023 del ministero della Salute: le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo, ottenuto da estratti di cannabis, sono considerate medicinali. Uno stop, quindi, alla libera vendita nei negozi come i “cannabis store“, che sta mettendo in difficoltà le migliaia di persone abituate ad assumere Cbd anche per curare dolore cronico, spasmi, disturbi come l’ansia e l’insonnia. "In alternativa all’olio di Cbd dovrei assumere un farmaco come il Rivotril – spiega Riccardo Panella - che però ha pesanti effetti collaterali. Lo trovo assurdo, dal momento che esiste una sostanza naturale che non ha mai creato problemi". L’olio di Cbd a uso terapeutico può sempre essere prescritto da un medico, ma la situazione è ancora confusa. "Anche i medici sono nell’incertezza – spiega –. Nel mio caso, ad esempio, non è chiaro se il trattamento può essere prescritto, se il prodotto può essere acquistato in una comune farmacia o in una farmacia ospedaliera".
Nel frattempo, in attesa di una schiarita, Riccardo potrebbe fare ricorso al pesante farmaco della categoria degli antiepilettici, di derivazione benzodiazepinica. Il 52enne, padre di due figli, lavora per lo Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati che ha preso a cuore la sua battaglia. Nelle scorse settimane ha scritto anche una lettera al ministro della Salute Orazio Schillaci, facendosi portavoce delle "migliaia di persone che assumono il Cbd e sono preoccupate quanto me per le conseguenze del decreto" e ricordando che "la Corte di Giustizia europea ha stabilito che il Cbd, prodotto da uno Stato membro, debba poter circolare anche negli altri Stati proprio perché non è considerato stupefacente".
Una lettera, con l’appello a fare dietrofront, rimasta senza risposta. Anche l’associazione Luca Coscioni si è rivolta al ministero chiedendo "un confronto con tutte le parti interessate, dalle aziende produttrici ai consumatori, passando per cannabis shop e farmacie, col fine di chiarire quali prodotti possano esser comunque commerciati e il perché, sulla base di validati studi scientifici, altri necessitano il consenso medico". Un rischio legato al decreto, che "considera la molecola del Cbd al pari delle sostanze stupefacenti illecite", è il proliferare di un mercato nero online.
Matteo Moretti, Ceo dell’azienda milanese JustMary, ha messo in luce un paradosso: "Il governo italiano finanzia le società di olio Cbd, ma poi ci impedisce di vendere i nostri prodotti dimenticando che così mettono alle strette società che loro stessi hanno finanziato". La stessa JustMary ha ricevuto infatti 65mila euro dal Governo tramite l’agenzia Simest, il 20% a fondo perduto.