MARCO LAMBERTI
Cronaca

Canapa, Coldiretti Lombardia: "La Cassazione frena un settore in crescita"

L'associazione parla di "patrimonio a rischio". Ecco perchè

Campo di canapa a Mantova

Milano, 3 giugno 2019 - Anche Coldiretti Lombardia interviene nel dibattito nazionale innescato dalla sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha vietato la vendita della cannibis light. Per la Suprema Corte è reato il commercio, o la cessione dei prodotti “derivati dalla coltivazione della pianta”, come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina. Nel commentare tale sentenza, Coldiretti Lombardia sostiene che «la decisione restrittiva presa dalle sezioni unite penali della Cassazione che rischia di frenare un settore in grande sviluppo».

L’associazione degli agricoltori, dunque, pur con toni sfumati e senza entrare nel merito della decisione dei giudici, si accoda ai tanti pareri di chi, in questi giorni, ha sottolineato le gravi conseguenze di tipo economico e occupazionale che avrebbe l’applicazione della sentenza. La coltivazione delle canapa, infatti, ha avuto negli ultimi anni un autentico boom in Lombardia, dove attualmente sono oltre 160 gli ettari coltivati a canapa, con un aumento del 600% dei terreni coltivati tra 2014 e 2018. «Se nel 2006 questa coltivazione nella nostra regione non esisteva, – spiega la Coldiretti Lombardia illustrando i dati regionali – nel 2014 gli ettari coltivati erano 23, mentre oggi i campi dedicati a questa coltura si trovano praticamente in tutte le province lombarde per un totale di circa 166 ettari nel 2018. La canapa è una pianta versatile dai molteplici utilizzi – prosegue la nota – che spaziano dalla bioedilizia all’alimentare, tanto che tra gli operatori del settore viene considerata un vero e proprio “maiale vegetale”, dato che non si butta via nulla». In particolare, la Lombardia, oltre alla coltivazione per scopi industriali, ne ha fatto un business per quanto riguarda l’estetica e il cibo, con produzioni di cracker, birra, olio per cucinare e tisane. Protagonisti di tali esperienze innovative sono soprattutto gli imprenditori più giovani, molti dei quali hanno riscoperto un’attività agricola che era stata abbandonata dai nonni. «Quello di oggi – rileva la Coldiretti – è un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo dietro all’Unione Sovietica. Il declino, spiega la Coldiretti, è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta».

Lo stesso rischio, dopo la sentenza della Cassazione, potrebbe riproporsi anche oggi, con notevoli ricadute negative. In Italia, infatti, nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa, dai 400 ettari del 2014 ai quasi 4.000 stimati per il 2018. E nelle campagne sono centinaia le aziende agricole che hanno investito nella coltivazione, non solo in Lombardia, ma anche in Puglia, Piemonte, Veneto, Basilicata, Friuli, Sicilia e Sardegna. Da sottolineare che la Lombardia, oltre al boom di campi coltivati, segna anche il record di negozi che vendono prodotti derivati dalla cannabis e cannabis light, vale a dire con contenuto psico-attivo inferiore allo 0,2%: attualmente sono più di 120 e sono in tutte le province, Milano in testa. ma molte di queste attività ora rischiano la chiusura.