
Gli agenti di polizia davanti all’insediamento abusivo di via Vaiano Valle 41
Uno sgombero atteso per un quarto di secolo. Alle 8 di ieri, poliziotti e carabinieri hanno fatto scattare l’ultima fase dell’operazione che ha portato alla chiusura definitiva dell’insediamento rom abusivo di via Vaiano Valle. I primi esponenti della famiglia bosniaca Selimovic sono arrivati da quelle parti nel 1997, prendendo possesso dell’area tra Vigentino e Corvetto e colonizzandola pian piano con baracche e casette in stile chalet di montagna (in alcuni casi accessoriati con megaschermi al plasma, soprammobili laccati in oro e vasche con idromassaggio). La comunità si è radicata sempre più, tanto che tutti i suoi membri risultano residenti al civico 41. L’ultimo censimento, realizzato proprio per avere numeri certi su quanti ci vivessero, recita: 138 persone, di cui 73 adulti (alcuni nati in Italia e con cittadinanza ottenuta al compimento del diciottesimo anno) e 65 minori, per 37 famiglie.
Il piano che si è concluso nelle ultime 24 ore (è stato scelto questo periodo anche per far sì che bambini e adolescenti non perdessero giorni di scuola) parte da lontano, com’è necessario fare quando si vuole risolvere un problema annoso in modo che non si ripresenti uguale a se stesso dopo una settimana. Sin dall’inizio del 2022, il nodo Vaiano Valle è finito al centro di diverse riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presiedute a Palazzo Diotti dal prefetto Renato Saccone: nel corso degli incontri, ai quali ha preso parte pure il procuratore aggiunto Alberto Nobili (più volte i magistrati hanno firmato provvedimenti di sequestro legati a quella zona), rappresentanti istituzionali e vertici delle forze dell’ordine hanno stilato una sorta di road map da seguire per arrivare gradualmente allo smantellamento del piccolo villaggio illegale più volte finito al centro di indagini e blitz (dal traffico di auto rubate o intestate a prestanome alla piantagione di marijuana smantellata da Mobile e ghisa nella primavera del 2021).
Un lavoro lungo e articolato per centrare due obiettivi: sistemare altrove gli abitanti e demolire i fabbricati tirati su senza alcuna concessione edilizia. A fine maggio, la Giunta Sala ha varato una delibera con le linee di indirizzo da inserire in un protocollo operativo condiviso con corso Monforte, Regione Lombardia e Aler Milano, spiegando di aver presentato al Ministero dell’Interno un’ipotesi progettuale relativa all’accoglienza dei nuclei fragili e di aver ottenuto un finanziamento da 515mila euro "finalizzato ad avviare un percorso di sostegno sociale ed educativo al termine del quale le famiglie possano ritrovare un’autonomia abitativa e sociale". "Quattro famiglie hanno già lasciato il campo – l’aggiornamento postato all’epoca dall’assessore alla Sicurezza Marco Granelli – e le loro abitazioni abusive saranno a breve demolite, le altre lasceranno il campo in agosto e si trasferiranno in località diverse della città dove poter seguire un programma di accompagnamento di due anni da parte del Comune e giungere a un’abitazione autonoma. Da fine agosto, la proprietà demolirà tutti gli edifici abusivi, pulirà l’area e la metterà in sicurezza". Aggiungiamo noi, tre mesi dopo: alcuni si sono allontanati; altri hanno ottenuto l’assegnazione di un alloggio popolare tramite graduatoria; e altri ancora, la maggioranza, hanno deciso di usufruire dei "servizi abitativi transitori" dislocati nei vari Municipi. Tutto finito? No, perché l’ultima nota la merita la spiacevole coda dei roghi di rifiuti andati in scena nella notte tra sabato e domenica: tre incendi dolosi nel giro di poche ore che hanno impegnato a lungo i vigili del fuoco. Di certezze non ce ne sono, ma l’ipotesi è che alcuni degli occupanti abbia scelto di dare alle fiamme le tracce di eventuali illeciti o immondizia e altro materiale per bypassare il circuito regolare dello smaltimento.