
Giochi d'acqua per rinfrescarsi
Milano, 17 luglio 2019 - Dal Parco Sempione, in pieno centro, fino a Baggio, periferia ovest e a via dei Missaglia, periferia sud. Le segnalazioni si moltiplicano, il canto delle cicale nelle aree verdi milanesi diventa sempre più frequente e usuale. I prati cittadini pieni di insetti canterini come le campagne nelle regioni mediterranee più calde. Buono o cattivo segno per l’ambiente meneghino? L’abbiamo chiesto a due entomologi ed entrambi legano la maggior presenza di cicale a Milano al fenomeno del riscaldamento globale. Sì, proprio il fenomeno contro cui sta combattendo l’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg e che sta preoccupando migliaia di studenti milanesi. Ma il canto delle cicale fa sentire i milanesi un po’ più a contatto con la natura. E questo non è un male, tanto che alcuni cittadini hanno segnalato la presenza di cicale come un fatto positivo.
Ma veniamo al parere degli esperti. Nicola Pilon, entomologo e disinfestatore, tecnico vicino a Italia Nostra, conferma che la moltiplicazione delle cicale nei parchi milanesi è una realtà: «Le cicale a Milano erano abbastanza rare, invece ora si sentono spesso mentre cantano di giorno, dal Parco Sempione a Baggio. I grilli? Molto più rari delle cicale». Pilon è convinto che il frinire degli insetti canterini nella metropoli lombarda sia «un fenomeno legato all’aumento delle temperature, sono insetti con una diffusione prevalentemente mediterranea e quindi a Milano e in Lombardia ce n’erano pochi o nessuno. Ma da qualche anno si stanno spostando verso nord e quindi le cicale sono diventate comuni in Pianura Padana e si stanno inurbando. È un altro dei tanti segnali del riscaldamento globale. La presenza di questi insetti non è di per se un segno di miglioramento ambientale». L’entomologo aggiunge che le cicale non sono gli unici insetti che prima nel Nord Italia non c’erano e ora ci sono: «Anche i coleotteri, assenti in Lombardia fino a qualche anno fa, ora sono presenti. Io mi occupo in particolare di libellule, che negli ultimi vent’anni si sono spostate molto più a nord».
UNn altro entomologo, Giuseppe Lozzia, ex professore dell’Università Statale, spiega che «le cicale sono più tipiche di regioni calde, aree vicino alle coste o più a sud della Lombardia come la Toscana». L’aumento di questi insetti, dunque, è legato al riscaldamento globale? La risposta di Lozzia è articolata: «È vero che la tendenza generale è quella all’aumento dei gradi. Ma non c’è stato un maggio caldo, anzi. Bisogna però aggiungere che l’inverno non è stato particolarmente freddo e quindi molte più cicale potrebbero essere sopravvissute nei mesi invernali». L’entomologo interpreta questo fenomeno come le due facce di una stessa medaglia: «È positivo perché si sente più natura a Milano, una tipica area urbana. Ma se questo fenomeno è legato soprattutto al cambiamento climatico, potrebbe non essere così positivo nel lungo periodo».