
Adolescenti, bullismo, foto generica (Newpress)
Milano, 11 maggio 2018 - Tre anni fa, il 24 maggio 2015, era stata presa di mira da un gruppo di bulli ai giardinetti di via Gonin in zona Lorenteggio: insulti e lanci di ghiaia, come fosse un bersaglio da colpire. Aveva 13 anni Annalisa (nome di fantasia), ragazzina affetta da lievi disturbi e iperattiva. Era stata medicata in ospedale, con prognosi di quattro giorni, e sul posto era intervenuta la polizia. Un caso che fece scalpore. Oggi Annalisa ha 16 anni e non vive più a Milano: si è trasferita in un paese del Sud Italia, i genitori speravano che cambiare aria le avrebbe portato un po’ di serenità. Ma così non è stato. «Mia figlia – racconta la mamma – è sempre perseguitata dai bulli».
Altri ragazzi, che rinnovano l’incubo. Cos’è successo?
«È stata picchiata un mese fa a scuola da alcune ragazzine con cui aveva avuto una discussione la sera prima, per strada. Quando le ha viste in cortile si è avvicinata loro per chiedere spiegazioni, per sapere come mai ce l’avessero con lei, ma l’hanno spintonata e schiaffeggiata. Non mi capacito, io non capisco come sia possibile arrivare ad aggredire in gruppo una persona da sola. Anche all’inizio dell’anno c’erano stati problemi con dei compagni di classe. Mia figlia è contenta dal punto di vista didattico, ha un bravo insegnante di sostegno che la segue e prende bei voti. Ma non riesce ad essere accettata dai coetanei, c’è sempre qualcuno che la perseguita e questo per lei è motivo di grande sofferenza e si sente anche molto sola perché non riesce a legare con gli altri ragazzi».
Ha qualche amico?
«Sì, una ragazza, anche lei presa di mira dai bulli. Si aiutano...».
Lei conosce i ragazzini che la tormentano?
«Sì, siamo in un paese piccolo. Mi è capitato di parlare coi genitori di questi ragazzi, il problema va affrontato assieme. Ma purtroppo percepisco tanto menefreghismo. Nello stesso tempo mi domando: possibile che questi ragazzi non capiscano che devono pensare al futuro? Non sono più bambini, frequentano una scuola che offre buoni sbocchi lavorativi. Perché bullizzano i compagni?».
Ne ha parlato col preside?
«Sì. Cercheremo di trovare una soluzione. Ma non so a quanto possano servire incontri di sensibilizzazione, perché non vedo interesse da parte delle altre famiglie. Mia figlia è seguita da uno psicologo, ma serve un lavoro che coinvolga tutti. Non si può andare avanti così: il bullismo è un problema che riguarda tutta Italia, non solo la scuola di mia figlia. Vorrei che lei potesse ritrovare la gioia di andare a scuola senza timori e di passeggiare per strada con serenità».
Dopo il caso di via Gonin sono stati presi provvedimenti contro i responsabili?
«La sospensione a scuola di uno solo dei ragazzi individuati come responsabili. Ma io non sono soddisfatta: avrei voluto che scattassero delle denunce. A febbraio dell’anno dopo, nel 2016, mia figlia era stata di nuovo umiliata alla festa di Carnevale dell’oratorio. Per lei queste sono tante ferite».