
Continuano i lavori in corso Buenos Aires
MILANO – Le voci di corso Buenos Aires sono critiche, a tratti rassegnate. A cinque anni dalla sua realizzazione, per residenti e commercianti, la pista ciclabile nella via ha creato più disagi che benefici. Ed è solo il preludio di un progetto più ampio, che dovrebbe trasformare l’arteria dello shopping in un boulevard green. Con buona pace di alcuni ciclisti, più sicuri nel pedalare tra Porta Venezia e piazzale Loreto. A essere contestata non è l’idea di un corso a misura di bici, ma la sua realizzazione. I cordoli che delimitano la pista e l’allargamento dei marciapiedi hanno ristretto la carreggiata, eliminato i parcheggi e complicato il lavoro di taxi, corrieri e mezzi di soccorso.
“Se l’idea era quella di far scendere l’affluenza in Corso Buenos Aires, ci sono riusciti. Ma se, invece, il progetto era di creare un luogo bello e appassionante per i milanesi, allora è stato un fallimento. Hanno allontanato turisti e clienti. Ci sono oltre 30 negozi chiusi, una cosa impensabile fino a poco tempo fa”, racconta Silvia Viel, da 58 anni in Buenos Aires con la sua gelateria. La pensa così anche Franco Catalano, titolare del negozio Matisse: “La pista ha ridotto il numero di clienti. E non lo dico io: sono loro a confermarlo. Sono in difficoltà perché non trovano parcheggio e preferiscono andare altrove. Di questo passo, Buenos Aires si trasformerà in un dormitorio”.
Disagi che si ripercuotono anche sulla quotidianità. Matteo Mutinelli, residente oltre che commerciante, parla in maniera rassegnata: “La qualità della vita è crollata. I taxi si rifiutano di venire perché non possono accostare. I mezzi di soccorso restano bloccati nel traffico. Chi abita qui fatica persino a far scendere moglie e figlio con il passeggino. Poi, l’inquinamento è davvero calato? Le auto ci sono ancora, ma ferme in coda”.
Nel mirino delle critiche, anche il carico e scarico merci. Come spiega Paolo Ippolito Uguccioni, presidente del Comitato cittadino Venezia Buenos Aires: “ I cordoli, oltre a essere pericolosi, ostacolano i corrieri. Secondo il Comune, i furgoni dovrebbero raggiungere un piazzale a 250 metri, spesso però già occupato dalle auto che ormai parcheggiano dappertutto, perché non c’è più posto”.
Un problema che non riguarda solo negozi e bar, racconta Gabriel Meghnagi, vicepresidente Confcommercio Milano e presidente di Ascobaires: “Abbiamo richiesto quattro parcheggi per disabili. E non davanti ai negozi. Ma davanti a tre farmacie e a uno studio medico. Ci è stato detto che c’è la metro e che l’ascensore funziona, quindi i parcheggi non servono”. Sono in molti a chiedere al Comune di trovare un punto d’incontro, soprattutto sui parcheggi.
Per Cristina Giraudo, titolare dell’ottica Soatin, “una persona che viene da fuori Milano deve essere messa in condizione di poter arrivare al centro con la macchina, di parcheggiare e poi di spostarsi con i mezzi. Non di rinunciare a venire”.
Mentre commercianti e residenti lamentano disagi, alcuni ciclisti vedono nella pista un’opportunità. Letizia Domenicale, che si sposta abitualmente in bici, racconta: “Dal mio punto di vista, la ciclabile è ottima. C’è più spazio, si riesce a essere più tranquilli e passando da Buenos Aires posso andare ovunque a Milano. Credo che sia una delle strade più comode da percorrere”. Tra i commercianti, però, c’è anche chi resta ottimista sul futuro, come Francisco Guzzo, titolare di Piadiamo: “Per ora i danni ci sono. Ma voglio essere positivo, tanto ormai il progetto è realtà. Penso per esempio a via Dante: quando venne resa pedonale sembrava fosse finita per i commercianti. Invece non è andata così. Anzi. Ma i lavori devono essere rapidi e sensati”.
La pista ciclabile è solo il primo passo di una riqualificazione più ampia, che necessariamente comporterà sacrifici. Luigi Ferrario, presidente di Real Baires, nonostante si dica scettico sui cordoli in pietra, è convinto che lo stato attuale sia “un prezzo da pagare per la trasformazione di Buenos Aires. Per un corso verde, magari a traffico limitato e in linea con il futuro di Milano”.