Buccinasco, villa confiscata: il boss Rocco Papalia fa causa al Comune

Per il sindaco Rino Pruiti si tratta di una provocazione ma i coniugi Papalia replicano: "E' un nostro diritto"

Rocco Papalia e la moglie Adriana Feletti

Rocco Papalia e la moglie Adriana Feletti

Buccinasco (Milano), 16 luglio 2020 – Finirà in tribunale la questione del cortile conteso che va avanti da tre anni, da quando Adriana Feletti, moglie di Rocco Papalia, ha cominciato a rivendicarne il diritto di utilizzarlo. “Il rogito specifica che il cortile fa parte della proprietà – spiega Feletti –, quello che chiedo è solo di poter utilizzare qualcosa che mi spetta di diritto, esclusivamente per metterci i bidoni della spazzatura”.

Ma per il sindaco Rino Pruiti si tratta di una “provocazione, una sfida allo Stato e un tentativo di contrastare l’azione culturale e sociale che in quel luogo stiamo svolgendo dal 2015”. Parla della villetta di via Nearco, per metà confiscata alla famiglia Papalia e destinata a un progetto di accoglienza di minori stranieri, e per metà abitata da Feletti e da suo marito Rocco, da quando è tornato a Buccinasco dopo aver scontato 26 anni di reclusione e altri due di casa lavoro in Abruzzo (un’altra forma di detenzione).

Un nome finito nelle carte delle inchieste per la penetrazione della ‘ndrangheta alle porte di Milano, anche se Papalia si dichiara innocente su alcuni reati contestati, come l’omicidio di Giuseppe De Rosa nel 1976. «Invece di chiedere scusa e pentirsi, di chiedere perdono ai parenti delle vittime, ha deciso di fare causa civile al Comune di Buccinasco e a me – aggiunge Pruiti – perché vuole l’uso del cortile dove ci sono i box confiscati dallo Stato. Non se ne farebbero nulla di questi quattro metri quadrati di cortile cementato, non si può sostare né fare nessuna attività condominiale.

Lo scopo è un altro: sfidare lo Stato e cancellare un confine che è costato sangue, dolore e fatica di persone oneste». Ma per i coniugi Papalia «non si tratta di alcuna sfida o provocazione, vogliamo solo che venga riconosciuto un diritto», replicano. Il sindaco assicura che “ci opporremo con qualsiasi mezzo lecito a questa indecente richiesta. L’Agenzia dei beni confiscati mi ha assicurato piena collaborazione, ho già informato anche la Prefettura e il ministero degli Interni”. La prima udienza della causa è fissata per il 15 novembre.

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