LAURA LANA
Cronaca

Bresso, presidio dei comitati No Vasca: “Dopo l’invaso pulizia in ritardo e rischi per la salute”

I residenti chiedono lo svuotamento immediato dopo i riempimenti e interventi per misurare l’eventuale pericolosità degli inquinanti contenuti nei fanghi e nelle acque. “Viviamo sopra una latrina”

Il presidio dei comitati No Vasca di Bresso

Il presidio dei comitati No Vasca di Bresso

Bresso (Milano), 18 ottobre 2024 – Pulita dopo sette giorni. I comitati cittadini tornano a protestare contro le condizioni della vasca di laminazione di Bresso. Una nuova mobilitazione, l’ennesima, per denunciare la quantità di fango che riempie l’area sotto le finestre dei residenti. “Dal primo riempimento dell’8 ottobre abbiamo avuto due giorni di acqua alta, un giorno in cui è rimasta in condizioni indecenti, poi c’è stato il riempimento. E dopo? È stato subito pulito l’invaso? Ovviamente non è successo. Le operazioni si sono svolte solo dopo le segnalazioni della cittadinanza ad Arpa in somma urgenza – ha raccontato durante il presidio Matilde Minella, portavoce del Comitato No Vasca -. Viviamo sopra una latrina, una fogna a cielo aperto con una quantità inenarrabile di fango”. Neanche la pulizia ha soddisfatto i protestanti. “Non abbiamo visto camion che si allontanavano, ma solo spalate di fango nel fiume Seveso – ha denunciato Minella -. La popolazione è esposta per giorni e settimane a fanghi che non sappiamo neanche cosa contengono. A tutto questo non abbiamo risposta. Chi manifesta viene allontanato, ma biciclette e passanti possono affacciarsi sulla terrazza di fango. Eppure l’aria non ha confini. Noi ci siamo presi la responsabilità di segnalare tutto quello che succede. Non ci fermiamo”.

C’è anche il Comitato Coordinamento Torrente Seveso a protestare con i cartelli. “Si diceva che la vasca sarebbe stata pulita in tre giorni. Invece, quando va bene, ne passano dieci. Ci troviamo vicino a un asilo e a un complesso abitato da 2mila persone – ha sottolineato Angelo Agosti del coordinamento -. Facile dire che era una struttura necessaria alle esondazioni, quando si parla della salute delle altre persone”. Il bilancio resta negativo, per il comitato. “Solo quattro anni fa qui c’erano quattro ettari di bosco pluridecennale con una fauna e con una purificazione dell’area significativa in una realtà dove smog e traffico da tangenziale e superstrada sono notevoli. Almeno avessero la decenza di mantenere fede alla pulizia dell’invaso, che è l’unico esistente per raccogliere i picchi di piena del Seveso”.

I due comitati presentano anche una lista di richieste alle istituzioni, in primis al Comune di Milano: un piano sistemico di pulizia consultabile, lo studio di rischio della salute per la popolazione, campionamenti sistemici delle acque contenute nella vasca e dei fanghi, l’analisi degli inquinanti aerei, lo svuotamento immediato dell’invaso dopo ogni riempimento e la manutenzione del verde dell’area, oggi in stato di abbandono.