MAURIZIO
Cronaca

Brera, il ricordo commovente di Giovanni Raboni e i bar tutti chiusi

In zona Brera si tiene un incontro per ricordare Giovanni Raboni, grande autore milanese. Poeti leggono le sue opere, commuovendo il pubblico presente. Alla fine, una frase celebre di Raboni viene ricordata e applauditata. Dopo l'evento, un gruppo di amici si ritrova per un aperitivo, ma rimane deluso poiché i bar sono chiusi.

Cucchi

Siamo in zona Brera, via Formentini, per un incontro sulla figura di un grande autore, Giovanni Raboni, maestro della poesia del Novecento, ma anche importante figura di critico e traduttore. Milanesissimo, ci ha purtroppo lasciato nel 2004, e in settembre saranno dunque già vent’anni… Per tornare alla sua inconfondibile voce, giunge un gruppo di poeti per leggerne i testi. È una giornata inclemente, di pioggia fitta, e io temo che la cosa scoraggi il possibile pubblico. E invece la sala si riempie, con appassionati, persone che gli sono state vicine, poeti che sempre più ne ammirano l’opera, da Le case della Vetra, del 1966, fino a libri più recenti, come Barlumi di storia del 2002. Ne sono non poco contento e commosso e ricordo quella sera del 1970 in cui l’avevo conosciuto, in via Fiori Chiari (proprio nella bellissima zona in cui si svolge questo incontro), dove, prima di arrivare, ho fatto una sorta di pellegrinaggio… Le letture si susseguono e si concludono con la voce di un altro autore che lo aveva conosciuto personalmente e ammirato, Mario Santagostini. Alla fine, dopo aver ricordato una sua frase celebre, arrivano gli applausi. La frase era questa: "Una società civile è una comunità dei vivi e dei morti". Uscendo, in un piccolissimo gruppo di amici, tra cui il giovane poeta Marco Pelliccioli, del quale esce proprio oggi un libro che vi raccomando, Nel concerto del tempo (Mondadori), ci avviamo sotto la pioggia chiacchierando e decidiamo di concederci un aperitivo. Ma qui subentra una deludente sorpresa. Abbiamo da poco passato le 8 della sera, siamo in un bel quartiere centrale, e ci guardiamo attorno cercando un bar. Troviamo molti ristoranti aperti, però i bar sono già tutti chiusi. Arriviamo fino davanti al Teatro Strehler, ci accoglie un gentile gelataio: ma per un minimo calice, niente da fare. Non ci resta che scendere verso il metrò, contenti nel pensiero dell’incontro per Raboni, ma delusi per il mancato aperitivo.