SIMONA BALLATORE
Cronaca

Bocconi, la svolta del rettore Billari: “Incentivi a un terzo degli studenti. Tutti devono poterci provare”

La manovra “Bocconi4access to education“ da 50 milioni per rimuovere la barriera economica all’ingresso: "Costo della vita e pregiudizi non scoraggino le famiglie, chiunque deve poter tentare il test"

Francesco Billari, rettore dell'università Bocconi

Francesco Billari, rettore dell'università Bocconi

Milano – “Uno studente su tre sarà sostenuto economicamente, dal prossimo anno. Perché un’istituzione come Bocconi deve avere un’aspirazione: essere un ascensore sociale di tipo estremo per arrivare ai piani più alti partendo da qualsiasi livello, da qualsiasi luogo di provenienza e indirizzo di studio". Francesco Billari, 53 anni, rettore e demografo, spiega il nuovo sistema di agevolazioni: “Bocconi4access to education“.

Una svolta?

"Spingiamo di più sul bisogno economico, ma è un obiettivo che nasce rivisitando la nostra storia. Partiamo nel 1902 con metà della classe sostenuta da borse di studio. Il sogno nel lungo periodo è riuscire ad avere metà dei nostri studenti con agevolazioni. Oggi possiamo raggiungerne uno su tre".

Le domande di iscrizione sono ancora in crescita, soprattutto dall’estero, e avete il numero “chiuso”. Perché questa esigenza?

"Abbiamo due obiettivi connessi: cambiare la vita delle persone, soprattutto agendo attraverso i nostri studenti e le nostre studentesse, e fare in modo che siano loro stessi agenti di cambiamento, con un impatto positivo sul mondo. Per raggiungerli dobbiamo rimuovere gli ostacoli economici e i pregiudizi che rallentano questo processo".

Come?

"Una volta appurato il merito, al superamento del test, il sostegno verrà dato esclusivamente sulla base del bisogno. Il merito va stimolato: nessuno studente si deve sentire scoraggiato dal fare domanda in Bocconi per motivi di poca confidenza con sé stesso o per poca fiducia nelle risorse della famiglia. Chi desidera studiare qui deve fare domanda. Noi garantiamo le risorse affinché questa aspirazione sia compatibile con lo studio qui, in Bocconi, a Milano".

Nella cara-Milano.

"È un tema. Un’università-campus deve dare la possibilità agli studenti di vivere a pieno la vita universitaria, aiutandoli a fare i conti con la città. Ci rendiamo conto che non si tratta solo della questione rette, la parte alloggi fa parte del pacchetto. Ci rivolgiamo soprattutto al ceto medio, che fa fatica e finora spesso ero escluso dai sostegni".

Quanto “costa“ la manovra?

"Prevediamo 50 milioni di euro di agevolazioni: rispetto al bilancio di Bocconi è un impegno sostanziale. Possiamo farlo anche attraverso i laureati, le aziende che ci sostengono, le famiglie che hanno più possibilità economiche. Abbiamo anche chiesto alle banche e alle istituzioni finanziarie di rendersi disponibili ad aiutare i nostri studenti con prestiti. Diverse vie aperte per arrivare allo stesso obiettivo: permettere a chi merita di affrontare un’esperienza che cambia la vita. La risposta dei nostri alumni e delle aziende è sorprendente in una cultura che ha ancora troppo poco nel radar la filantropia. Non siamo negli Stati Uniti".

Qual è lo stato dell’arte?

"Oggi raggiungiamo con aiuti e borse di studio quasi il 30% degli studenti. I casi più sfidanti sono quelli delle studentesse e degli studenti rifugiati".

Da demografo, qual è lo scenario?

"I pochi diciottenni italiani – pochi in senso relativo rispetto al passato – saranno sempre più di origine non italiane. L’impegno è a includere tutti, per essere un punto di riferimento per il Paese. Dobbiamo unire il meglio dei due mondi, offrendo ai ragazzi e alle ragazze italiane un’esperienza internazionale in un’università che si avvia a raggiungere la parità tra il numero di studenti italiani e internazionali nel nostro campus di Milano".

Quanto la scelta della scuola superiore può ampliare le disuguaglianze?

"Spesso la scelta dell’indirizzo in Italia è ancora dettata dalle origini sociali e non dal merito. Molti studenti che potrebbero brillare all’università sono portati a scegliere corsi che non sono considerati da chi ha in mente di proseguire gli studi. Vogliamo incoraggiare anche chi proviene da questi indirizzi a mettersi alla prova, senza pregiudizi e preconcetti. Si può arrivare in Bocconi da qualsiasi percorso che porta alla maturità. Alle scuole chiediamo di non dare confini ai ragazzi. Molte delle materie che si studiano qui non sono affrontate alle superiori se non in pochi indirizzi. La scuola può darci una mano: non c’è scritto da nessuna parte che al liceo non debbano essere introdotte Economia, Data Science, Diritto e Scienze politiche".

Come aiutare anche le famiglie a superare i pregiudizi?

"A volte devono avere il coraggio di fare volare i figli in alto: può voler dire cambiare città o tentare un processo di selezione che contempla la possibilità di fallire. I dati dimostrano che andare all’università resta l’ascensore sociale più potente, non ci sono scorciatoie. Certo, ci possono essere casi fortunati, sportivi che improvvisamente hanno successo, ma l’istruzione oltre a fornire capitale umano al Paese è il principale strumento di mobilità sociale. È vero, ci sono forti determinanti sociali nelle traiettorie che ciascuno di noi va a sperimentare, ma i nostri destini non sono scritti. Bisogna mettersi alla prova".