Variante Covid inglese, 24enne intrappolata a Londra: "Due tamponi e ora a casa"

L’Inghilterra era la tappa intermedia del suo viaggio con scalo da Oslo, dove vive, studia e lavora dopo aver terminato il master in Ecologia

Elisa Cervetti

Elisa Cervetti

Milano, 229dicembre 2020 -  Questo articolo è contenuto nella newsletter "Buongiorno Milano".  Ogni giorno alle 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e il commento di un ospite. Per ricevere via mail la newsletter clicca su  www.ilgiorno.it/buongiornomilano

È riuscita a tornare a casa Elisa Cervetti, 24enne milanese rimasta «nel limbo» all’aeroporto di Londra tra il 20 e il 21 dicembre, giorno in cui l’Italia ha deciso di bloccare i voli da e per la Gran Bretagna a causa della variante inglese del coronavirus scoperta oltremanica. L’Inghilterra era la tappa intermedia del suo viaggio con scalo da Oslo, dove vive, studia e lavora dopo aver terminato il master in Ecologia alla Norwegian University of Life Sciences, Nmbu, e Milano, la sua città d’origine, dove avrebbe voluto trascorrere il Natale. Il suo viaggio-odissea si è concluso domenica 27 con l’arrivo a Linate. 

Elisa, che volo ha preso per tornare?  «Un volo Alitalia con scalo a Roma Fiumicino. Sono partita a mezzogiorno dall’aeroporto di Heathrow dopo aver effettuato il tampone rapido: ero negativa, per fortuna. A Roma ho dovuto farne un secondo, c’era un percorso apposito per chi arrivava da Londra. Sono rientrata a Milano in serata, poi ha iniziato a nevicare. Le mie amiche, scherzando, mi hanno detto che i fiocchi erano da attribuire a me».

Quale la difficoltà principale? «Organizzare il viaggio, perché le informazioni erano confuse e non c’è stato alcun supporto a livello istituzionale: per le prime 48 ore c’è stato il panico totale, tutto è stato gestito male, con comunicazioni frammentarie. Poi è stato annunciato che sarebbero potuti rientrare i residenti (il mio caso) e le persone in stato di criticità o urgenza. Nel frattempo, io avevo trovato ospitalità da un’amica. La richiesta di dover effettuare prima il tampone, ragionevole, si scontrava con il fatto che quelli fossero i giorni di Natale: io avevo prenotato inizialmente un volo economico per il 26 dicembre ma non sono riuscita a fare il tampone il 25 e neppure il 26, perché non c’era posto (alla partenza, il tampone era a pagamento). Non c’era neppure garanzia su quali voli sarebbero effettivamente partiti».

Qual è stata la reazione dei suoi genitori appena vi siete rivisti?  «Erano contenti, sollevati di sapermi finalmente al sicuro».

Come trascorre le giornate?  «Sono obbligata a stare in isolamento per 14 giorni. Ma va bene così. Se uno dei due tamponi fosse stato positivo, non sarei neppure potuta rientrare a casa. Ad altri è capitato, purtroppo. Fisicamente sono ospitata da mia sorella, che ha già avuto il coronavirus. Sono isolata da tutto e tutti ma sono contenta di essere a Milano, anche se avrei voluto delle feste diverse...». 

Come passa il tempo?  «Ho preso un puzzle da 2mila pezzi, il cui soggetto è una mappa del mondo vecchio stile, artistica. Forse cancellerò la Gran Bretagna, chissà...». 

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