NICOLA PALMA
Cronaca

Blitz contro i suprematisti bianchi. Arrestato pure il tenore Joe Fallisi l’autore della “Ballata del Pinelli”

L’artista che si esibì anche alla Scala si è trasferito a Ostuni nel 2011. "Ha diffuso propaganda nazista". In cella anche il cinquantenne di Rho Luca Porta: avrebbe preso parte alle attività di addestramento.

Una delle armi sequestrate al gruppo di suprematisti bianchi

Una delle armi sequestrate al gruppo di suprematisti bianchi

Daniele Trevisani era il “comandante”, Andrea Ziosi “l’editore” e Salvatore Nicotra “l’istruttore”. Erano i ruoli che si erano dati i tre principali indagati, finiti in carcere insieme ad altri nove dell’inchiesta della Digos di Bologna sul gruppo suprematista e neonazista chiamato prima Werwolf Division e poi Divisione Nuova Alba. Si trattava, secondo gli investigatori di una "cellula organizzata", già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi, anche con tecniche usate dai lupi solitari votati alla White Jihad.

Oltre ai tre presunti leader, in manette sono finite altre nove persone: tra loro c’è anche il cinquantenne Luca Porta, residente a Rho, che, secondo le accuse della Procura emiliana, avrebbe contribuito "alle attività di propaganda, proselitismo e indottrinamento, prendendo parte alle attività di addestramento e all’elaborazione "di progeti e azioni volte alla sovversione dello Stato". Senza dimenticare il tenore Giuseppe "Joe" Fallisi, 76 anni da compiere il 9 dicembre, nato e cresciuto all’ombra della Madonnina ma dal 2011 residente a Ostuni: avrebbe rilanciato contenuti nazisti e negazionisti sul web. la sua biografia racconta che nel 1970 incise "La ballata del Pinelli" in memoria del ferroviere anarchico morto in Questura dopo la strage di piazza Fontana; nel corso della sua carriera da cantante lirico, si è esibito anche alla Scala negli anni Ottanta. Tra i perquisiti figurano pure i nomi di Cristian M., quarantatreenne residente a Cogliate, Massimiliano B., lecchese di 54 anni, e Matteo Q., legnanese di 49 anni: avrebbero avuto ruoli subalterni rispetto ai presunti capi, legati alle attività di propaganda e indottrinamento così come a quelle di diffusione dei contenuti eversivi su chat dell’applicazione di messaggistica istantanea Telegram.

Tra le contestazioni mosse al gruppo c’è la "preparazione di gravi attentati", anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab. L’idea di colpire la premier emerge da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, quando alcuni indagati hanno discusso tra loro più volte di Meloni, definendola tra l’altro una "fascista che perseguita i fascisti". Nei dialoghi si parlava pure di sopralluoghi nelle zone di Palazzo Chigi e Montecitorio per studiare lo scenario dove compiere un possibile attentato: "C’è un albergo davanti al Parlamento. Da lì puoi sparare dall’alto". Uno degli indagati, dopo le perquisizioni del maggio 2023, intercettato, sosteneva di aver "allenato" cinque persone, "potenzialmente guerriglieri" che avrebbero dovuto sparare alla premier.

Sempre su questo tema, un altro indagato in un dialogo disse: "Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano". Per il gip Nadia Buttelli, il progetto eversivo con la presidente del Consiglio nel mirino, lungi dall’essere meramente teorico, è stato accompagnato dalla formazione di veri e propri guerriglieri addestrati e formati in un ambiente violento come quello neonazista, con la concreta ricerca di armi sul web, istigando altri nazisti a prepararsi acquistando armi.