Milano, neonato lasciato a Pasqua davanti al Policlinico con una lettera

Si chiama Enea ed è sano, nel biglietto la mamma spiega che gli vuole molto bene ma non è in condizione di occuparsi di lui. L’appello del neonatologo: “Spero che ci ripensi”

La culla per la vita del Policlinico di Milano

La culla per la vita del Policlinico di Milano

Un neonato di nome Enea è stato trovato stamattina, domenica di Pasqua, davanti alla “culla per la vita” del Policlinico di Milano. Il piccolo è in buona salute, pesa 2,6 chilogrammi, è di etnia caucasica e dovrebbe essere nato da circa una settimana. E’ stato preso in carica dai medici del reparto di Neonatologia della clinica Mangiagalli, dove è stato sottoposto ai controlli di routine.

Vicino a lui c’era una lettera della madre: “Ciao mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”. I medici riferiscono che la mamma usa parole di affetto, dice di volere bene al bambino, assicura che “super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”, ma non è nelle condizioni di occuparsi di lui. 

Quando l'allarme è scattato, l'équipe della Terapia intensiva neonatale della clinica Mangiagalli  di Milano di guardia oggi è accorsa: con due dottoresse e le infermiere

siamo andati giù, abbiamo preso il bimbo, lo abbiamo visitato e stava bene. Lo abbiamo portato su in reparto. Era avvolto in una copertina verde. Adesso è diventato un nostro bambino, nostro figlio. La mia speranza, però, è ancora che la sua mamma ci ripensi. Io vorrei che le arrivasse questo mio messaggio". A parlare è Fabio

Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano. In Mangiagalli il piccolo Enea è ora coccolato dal personale. "Per quanto possibile cerchiamo di vicariare l'attenzione materna", dice Mosca. Il fatto che sia stato lasciato nel giorno di Pasqua, "rende la cosa ancora più toccante". Mosca non ha perso la speranza di un ripensamento: "Vorrei che questa mamma mi ascoltasse, può ancora riprendersi il suo bambino, voglio che sappia che noi possiamo aiutarla a farglielo crescere e che nulla è perduto. Io desidero parlare a questa mamma e dire che siamo pronti a starle accanto, di mettersi in contatto con me e con l'ospedale", è l'appello.

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