Il calvario di Diana, la madre killer in cella: "Avete un elastico per i miei capelli?"

Accusata di omicidio volontario pluriaggravato, Alessia Pifferi pensa ancora di poter uscire

Alessia Pifferi, la madre fermata per omicidio

Alessia Pifferi, la madre fermata per omicidio

Solo l’annuncio funebre restituisce una foto, la prima, della piccola Diana, 18 mesi, lasciata morire di stenti, di fame e sete come ha stabilito l’autopsia, dalla persona che più di tutti avrebbe dovuto proteggerla, sua madre Alessia Pifferi, 36 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Dalla cella di San Vittore in cui si trova sorvegliata a vista la Pifferi non ha mostrato per ora alcun segno di pentimento; "Quando fanno il funerale di Diana?", ha chiesto con l’aria di chi si informa su qualcosa che la riguarda in parte e comunque non ha commesso lei, dicono gli inquirenti. E poi: "Qualcuno mi può procurare un elastico per legarmi i capelli?". È tranquilla, non piange, non chiede null’altro la Pifferi, pensa, fra l’altro, di potere uscire dalla cella in cui è sorvegliata a vista per andare al funerale della piccola nascondendosi tra la gente come nulla fosse.

I suoi legali le hanno spiegato anche ieri che non può uscire di cella, che è in carcere per omicidio volontario. Per gli inquirenti è lucida e cosciente, ma non ha la percezione della gravità di quello che ha commesso. "Dice – riferiscono ancora i suoi legali Solange Marchignoli e Luca D’Auria – di sentirsi un po’ sola e che nemmeno la madre si è fatta sentire". La madre Maria, nonna di Diana, ha detto che per lei la figlia non esiste più, che è un mostro: "Vedevo mio nipote Diana in videochiamata, stava bene, era curata, chi poteva immaginare una tale tragedia".

Intanto i due legali hanno fatto sapere che nomineranno un consulente sia per valutare gli esiti dell’autopsia, sia per gli accertamenti irripetibili, in programma il primo agosto. Gli accertamenti saranno sul flacone di "En", sul beccuccio del biberon e sul latte rimasto all’interno, sugli indumenti della bimba e su un asciugamano blu sequestrato sul lettino in cui giaceva la bimba. Uno dei punti di svolta per la corretta qualificazione del reato sarà la verifica dell’ipotesi che la piccola sia stata ’stordita’ con il benzodiazepine. Il flacone contenente questa sostanza è stata lasciata nella casa della Pifferi dall’uomo che lei aveva frequentato brevemente prima di rimettersi con l’elettricista di Leffe, quindi prima di giugno. Perché La Pifferi quella boccetta di tranquillanti che usava l’ex per dormire non l’aveva buttata? Forse perché la usava con la piccola Diana per evitare che lei piangesse e che i vicini la sentissero? Questo il dubbio degli inquirenti. Lui è stato sentito dagli investigatori, ma non ha fornito alcuna informazione importante, nemmeno ricordava di avere lasciato il flacone sul comodino della casa di via Parea, che dice di avere frequentato saltuariamente.

La donna dalla cella ribadisce di non avere mai ’drogato’ la bimba, se invece dall’esame della Scientifica dovesse risultare il contrario la sua posizione si aggraverebbe ulteriormente con l’elemento della premeditazione. Intanto il pm Francesco De Tommasi ha dato ieri il nullaosta per la sepoltura.

 

 

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