SIMONA BALLATORE
Cronaca

Il pianoforte della Bicocca: studenti fuori sede e prof si esercitano in biblioteca

E Sara prepara il test per il Conservatorio

Sara La Torre studentessa della Bicocca

Milano, 4 maggio 2018 - Un piano al centro della biblioteca, nel cuore dell’università Bicocca. Regna il silenzio mentre una studentessa corre sui tasti. Cuffiette alle orecchie, si allena fra un libro e l’altro. È Sara La Torre, 24 anni. Si sta laureando in Biotecnologie, si è diplomata al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano lo scorso anno e fra un paio di settimane tenterà il test d’ammissione alla magistrale del Conservatorio. È fra le prime ad approfittare del nuovo piano digitale, inaugurato un mese e mezzo fa. Si sta esercitando con Chopin e il suo Notturno op. 9, n. 2. «Studio il pianoforte da quando avevo 8 anni – racconta la studentessa –, per me il piano della Bicocca è stato un segno. Io credo in Dio. Ho deciso di concentrarmi sull’università quest’anno, ma non sapevo come prepararmi al meglio al test di ammissione in Conservatorio. E all’improvviso, da un momento all’altro, eccolo qui. Ho avuto una risposta». Appena ha un buco, fra una lezione e l’altra, corre in biblioteca. Nel suo ateneo si prepara così alle tre prove che la aspettano: 45 minuti, prova “di clausura” e “a prima vista”. Combatte contro la tendinite, si allena. E studia in vista della tesi sulla “neuromodulazione”.

«Io non so cosa significhi studiare senza musica – racconta Sara – però sono sicura che sviluppi la personalità, rafforzi le idee. La prima volta che mi dovevo esibire su un palco sono scappata via, adesso affronto gli esami in maniera diversa». Su quel piano si alternano studenti fuori sede, professori, ricercatori. «Il pianoforte è un altro tassello di un progetto più organico – spiega la professoressa di Chimica Inorganica e pianista Franca Morazzoni –. Avevo visto il piano della biblioteca di Cinisello e i suoi “effetti” e ho pensato di importare l’idea. È un esperimento, ma l’obiettivo è inserire la musica in maniera continuativa, diffusa. Ci sono quattro dipartimenti che hanno a che fare con la musica, Psicologia, Sociologia, Medicina, Pedagogia. Potrebbero unire le forze per un percorso ad hoc, non solo estemporaneo. La musica è trasversale a tutte le discipline, scientifiche e umane». Alla regia c’è una commissione per la supervisione delle attività musicali di ateneo, presieduta da Giovanni Chiodi, che collabora attivamente con la biblioteca e la responsabile dei servizi al pubblico della sede centrale, Federica de Toffol, in prima linea nella commissione insieme alla professoressa Morazzoni. È stata scattata una prima fotografia dell’università della musica: al primo sondaggio hanno risposto 193 ragazzi. C’è già tutta un’orchestra immaginaria dietro le quinte: arpe, bassi, batterie, oboe, clarinetti, violini, trombe, piano e pure un organo. «Un piano in biblioteca non basta – continua la professoressa – ma permette di ottimizzare i tempi ed è un primo passo. In questi anni abbiamo introdotto tra i programmi interculturali concerti settimanali con gli allievi dei conservatori di Milano e Como. Abbiamo il coro, l’orchestra. Stiamo pensando all’idea del “pianista per un giorno” e ci prepariamo a Milano PianoCity».

I prossimi mesi saranno dedicati all’osservazione, per capire l’utilizzo del piano. Se già dall’asilo cresce l’attenzione per le scuole musicali e si incentiva il liceo coreutico, in Bicocca si testa la fattibilità di un percorso più articolato, di un “dipartimento musicale” e di una maggiore integrazione fra conservatori e università. Intanto Sara continua a suonare. Per un minuto le chiedono uno strappo alla regola, stacca le cuffiette e Chopin rapisce la biblioteca. Pianoforte o camice all’orizzonte? «Una è una scelta di cuore, l’altra di cervello – sorride –. So che continuare con la musica è un salto nel vuoto. Seguo il cuore ma con un bel paracadute, la laurea».