
Anna Craxi, il leader socialista Bettino e Carlo Tognoli, fino al 1986 sindaco di Milano
Milano, 1 dicembre 2019 - Milano torna a dividersi sull’opportunità di intitolare una via a Bettino Craxi o, per lo meno, di aprire un momento di riflessione sulla sua figura. Un dibattito dovuto all’avvicinarsi del ventennale dalla morte dell’ex Presidente del consiglio, ricorrenza che scoccherà il 19 gennaio 2020. Nelle ultime ore il sindaco Giuseppe Sala ha precisato la sua posizione: «Intitolargli una via rischierebbe di riproporre vecchie contrapposizioni, ma una riflessione va aperta e un ricordo mi sembra doveroso». La sua maggioranza è divisa. Stefania Craxi, figlia del leader socialista, ha avuto parole dure: «La solita sinistra ipocrita cerca formule per non affrontare un tema che ancora oggi li divide». Non ha invece dubbi Carlo Tognoli, sindaco socialista di Milano dal 1976 al 1986.
Tognoli, perché una via a Craxi? «Perché è giusto. È stato un politico di spessore in questo Paese, l’ha politica l’ha fatta e a grandi livelli».
Spieghiamo a un ventenne per quali motivi deve aver memoria della parabola di Craxi. «Perché ha avuto una capacità non comune di incidere sul suo tempo e lasciare un segno. Lo ha fatto affrontando e vincendo la lotta all’inflazione, che nei suoi anni è scesa dal 19 al 4%. Riuscendo a dare all’Italia un ruolo di peso nella politica europea e nelle relazioni internazionali. Mi riferisco, ad esempio, al vertice europeo tenutosi proprio a Milano nel 1985, quando Craxi, nonostante la contrarietà di leader come Margaret Thatcher, riuscì a far passare il principio che le istituzioni europee dovessero prendere le proprie decisioni a maggioranza. O, sul piano dei rapporti internazionali, la gestione del caso Sigonella. Craxi ha sempre lavorato per rafforzare la democrazia».
Però ci sono le condanne per corruzione e finanziamenti illeciti nell’inchiesta Mani Pulite... «Le vicende giudiziarie vengono ricordate solo quando si tratta di Bettino Craxi».
Si tratta di vicende non marginali nella sua storia personale e in quella dell’Italia. Non avverte il rischio che l’intitolazione di una via a Craxi possa aver l’effetto di minimizzare quanto emerso da Mani Pulite? «Non voglio mettere in discussione Mani Pulite. Ma vorrei che il ricordo della figura di Craxi possa essere l’occasione per esaminare quelle vicende col giusto equilibrio. In questo Paese si è fatta e si continua a fare una commissione d’inchiesta su qualunque cosa, ma non si è mai fatta una commissione d’inchiesta sul sistema di finanziamento dei partiti politici. Bene, se si fosse fatta si sarebbero potute capire le ragioni del sistema, negativo, che Mani Pulite ha smantellato e non si sarebbe corso il rischio che certe dinamiche si ripetessero».
Perché certa sinistra continua a essere contraria alla riabilitazione della figura di Craxi? «Fatico a capirlo. Tanti ex Pci hanno avuto nei suoi confronti un atteggiamento diverso da quello della sinistra di oggi, basti ricordare la lettera scritta da Giorgio Napolitano alla moglie di Craxi. Una lettera nella quale, nel 2010, l’allora Presidente della Repubblica scriveva che la figura del leader socialista ’non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria’».
Un consiglio al sindaco Sala? «Non ne do mai. Ma apprezzo il suo lavoro».