MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Berlusconi, il ricordo di Gabriele Albertini: "Vinsi e mi accolse in kimono"

L’ex sindaco: gli sono grato, mi convinse a candidarmi. Vide qualità che non sapevo di avere. I momenti di tensione in Comune? Soffriva del mio buon rapporto con la Procura di Milano

Albertini e Berlusconi

Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, già eurodeputato di FI e Pdl e senatore montiano, qual è il primo ricordo che l’è venuto in mente quando ha letto che Berlusconi era morto?

"Il mio ricordo di Silvio Berlusconi è legato alla palingenesi della mia vita. Nel 1997 mi ha fatto scoprire qualità e motivazioni che neppure io sapevo di avere e mi ha convinto a candidarmi a sindaco. Io era riluttante a cambiare lavoro e a uscire dalla mia dimensione di imprenditore e presidente di Federmeccanica. Ma lui ha fatto leva sull’unico argomento che avrebbe potuto convincermi: che era la scelta giusta da fare. E non per la fama o per i soldi. In quel caso sarei rimasto in fabbrica e avrei provato a fare il presidente di Assolombarda o di Confindustria. Detto questo, provo gratitudine per Berlusconi".

Da sindaco, dal 1997 al 2006, quali sono stati i momenti migliori e quali i peggiori nel suo rapporto con il leader di FI?

"Durante il mio primo mandato in Comune, da Berlusconi ho avuto il massimo supporto politico, spesso interveniva per attenuare i conflitti che generavo anche con Forza Italia con le mie scelte amministrative".

E i momenti di tensione?

"Il conflitto con lui, seppur sopito, era causato dal mio rapporto con la Procura di Milano, che per lui era il nemico. Ma quello che sono riuscito a fare di buono da sindaco l’ho fatto anche grazie a questa collaborazione con la Procura. Non avrei potuto far spendere al Comune sei miliardi di euro e far arrivare 30 miliardi di euro di investimenti per Milano senza avere mai un avviso di garanzia. Berlusconi vedeva questo mio rapporto con la Procura con sofferenza, perché era la Procura che gli inviò l’avviso di garanzia mentre era premier al G8 di Napoli".

C’è una sua bella foto con Berlusconi durante un comizio del 1997 in Piazza Duomo...

"Era la mia prima campagna elettorale per le Comunali, c’erano migliaia di persone in piazza. A quella manifestazione Berlusconi intervenne con il catetere, perché il lunedì successivo sarebbe stato ricoverato al San Raffaele per un tumore maligno alla prostata. Dopo la vittoria alle Comunali, quindi, lo incontrai per la prima volta da sindaco proprio in ospedale. Mi ricevette in kimono con due cateteri avvolti in due sacchetti, bianchi come il kimono, per non far vedere l’urina".

La rottura con Berlusconi avvenne alle Regionali del 2013, quando lei alla fine si candidò con Scelta civica di Monti.

"In un primo tempo Berlusconi aveva pensato a me come candidato presidente della Regione, sarei stato il successore di Formigoni, ma l’accordo con la Lega lo costrinse a puntare su Roberto Maroni come candidato governatore. Il Cavaliere provò a convincermi a rinunciare alla candidatura e mi offri uno seggio da senatore e – parole sue – “il ministero che avrei desiderato’’. Io gli dissi di no e lui pensò che lo avessi tradito. Ma quella volta fece leva su argomenti come potere e denaro, non sul “dover essere’’ che per me è la motivazione più importante".

Dopo quello strappo vi siete più visti o sentiti?

"Nel 2021, prima delle elezioni comunali, si fece vivo con tre telefonate per provare a convincermi a candidarmi a sindaco del centrodestra contro Giuseppe Sala. Ma io decisi di non ricandidarmi. Da allora non l’ho più né visto né sentito".

Senza Berlusconi, che fine farà Forza Italia?

"La sua scelta è stata di non volere eredi politici ma, alla fine, di circondarsi di cortigiani e pretoriani, spesso opportunisti, con qualche lodevole eccezione, come Antonio Tajani. Senza l’imperatore, non resta niente. La mia previsione è che FI si dilegui. La linea politica europeista, legata al Ppe, centro del centrodestra, leale al Governo ma con una posizione più moderata rispetto alla destra, è valida, ma FI senza un leader non ha futuro. Per me il partito finisce il 12 giugno 2023. Oggi FI è al 7-8%, senza Silvio scenderà al 3-4%".

Il vicepremier, ministro degli Esteri e coordinatore azzurro Tajani non riuscirà a tenere in vita FI?

"Tajani ha due caratteristiche che lo possono configurare come il successore di Berlusconi – il ruolo istituzionale e l’esperienza politica – ma gli manca la terza caratteristica: la leadership. Non perché non ce l’abbia in assoluto, ma perché non gli viene riconosciuta dagli altri"

E Matteo Renzi?

"Renzi ha qualità da leader, ma è un politico che arriva dalla sinistra e non credo sia nella condizione di ricostituire né la Dc di Fanfani, né la FI di Berlusconi".

Quindi?

"Prevedo un esodo di forzisti verso FdI, Lega e, in una parte minoritaria, verso Renzi".