
Berlusconi e il Manzoni: un amore di 150 anni
"Per me entrare al Manzoni è sempre stata una gioia. Quando è arrivata la crisi e ha rischiato di diventare un supermercato, non ho esitato un minuto a intervenire e a garantirgli di continuare a essere quello che è sempre stato: il teatro più bello della nostra Milano. Da allora, dietro richiesta, ho sempre detto la mia sui cartelloni della stagione successiva e agli artisti che andavano in scena mi permettevo anche, se del caso, di suggerire qualche miglioramento alla loro performance. Insomma il Manzoni mi è entrato nel cuore e non ne è più uscito". Scriveva così qualche mese fa Silvio Berlusconi. Poche righe. Una dichiarazione d’amore. Per la pubblicazione che il palcoscenico si è dedicata in occasione dei 150 anni. Legame forte. Mai messo in discussione. Iniziato nel 1978 quando con la Fininvest ancora in fasce, decide di salvare la sala del centro. È all’epoca un Berlusconi nel pieno della sua scalata imprenditoriale, che affida la gestione del teatro a Luigi Foscale, cui subentra dal 2000 la moglie Walda. Intervento diretto. Su uno dei simboli della borghesia meneghina.
E da quel momento il Manzoni comincia una seconda vita. Da lì passano un po’ tutti i protagonisti della commedia e della tradizione: da Eduardo e Luca De Filippo a Gigi Proietti; da Ugo Tognazzi alle coppie Vanoni-Albertazzi o Lavia-Guerritore; da Turi Ferro a Orsini, De Francovich, Andrea Giordana, Monica Vitti, Adriana Asti, Lina Sastri. Solo alcuni. All’interno di un impegno che diventa produttivo per la “Maria Stuarda“ di Zeffirelli, con Valentina Cortese e Rossella Falk. L’indicazione è di unire i grandi spettacoli con le serate più spensierate, parecchio Anni Ottanta. E così è. Anche perché (come si è visto) il leader di Forza Italia non disdegnava perfino un paio di consigli in regia quando necessario. Proprio come discuteva della posizione di Dejan Savicevic negli spogliatoi del Milan. Una sera passa pure una ragazza che avrà un ruolo piuttosto importante nella parabola berlusconiana: Veronica Lario. È il 1980 e l’incontro avviene in camerino, dopo il debutto de “Il magnifico cornuto“ di Fernand Crommelynck, per la regia di Enrico Maria Salerno. Amour fou. Il resto è storia. Insomma: galeotto fu il Manzoni.
A cui l’ex-premier è rimasto vicino anche in questi anni di cambiamento nella continuità, sotto la direzione di Alessandro Arnone. Con la sala ad accogliere le serate evento per i successi rossoneri, gli anniversari Fininvest, perfino l’ultima chiusura di campagna elettorale. Lo scorso settembre. Dopo mesi affidati ai social, Berlusconi aveva infatti deciso di parlare agli elettori proprio dal suo Manzoni. D’altronde era un po’ come ritrovarsi a casa. Ancora una volta.
Diego Vincenti