ACHILLE
Cronaca

Bene la sanatoria. Ora nuove regolarizzazioni e silenzio/assenso

Il "salvacase" del ministero per le Infrastrutture prevede la sanatoria delle irregolarità edilizie, facilitando la regolarizzazione e il recupero di immobili bloccati, senza oneri per l'Erario ma con benefici economici e fiscali.

Colombo Clerici*

Un provvedimento su cui si stanno costruendo grandi aspettative, ma che va considerato positivamente: il “salvacase” o “piano casa” del ministero per le Infrastrutture prevede una sanatoria delle irregolarità edilizie (solo a Milano si possono ipotizzare 70-80mila situazioni interessate). La bozza prevede: la sanatoria delle difformità di natura formale, legate a incertezze normative; la possibilità di regolarizzare lievi modifiche interne (come lo spostamento, la creazione di pareti interne o soppalchi); la cancellazione del famigerato requisito della “doppia conformità“ (cioè mancato rispetto delle norme vigenti all’epoca dell’intervento mentre quelle attuali lo avrebbero consentito) per interventi che ora sarebbero legittimi; infine, rendere legittimi i mutamenti di destinazione d’uso degli immobili in una delle “categorie omogenee” (residenziale, commerciale, agricola e produttiva). Si tratta di provvedimenti che vanno incontro a esigenze diffuse, in primis la necessità del rientro sul mercato di milioni di immobili bloccati da piccole difformità che sono di ostacolo alla stipula di atti di compravendita e alla concessione di mutui edilizi.

Ma soprattutto va messa in rilievo la virtuosità sociale ed economico/fiscale che ne deriva: senza oneri per l’Erario, si recuperano a ruolo economico (con un indotto relativo a manutenzione, pulizie, assunzioni di portieri, opere di riqualificazione) e fiscale (Iva su trasferimenti e opere, registro sui trasferimenti, Irpef/Ires, addizionali sui redditi da vendita, locazione, attività di indotto edilizio) di immobili “alla macchia”. Le risorse vanno liberate per produrre ricchezza e, anzi, all’interno del volume edilizio dovrebbero esser consentite tutte le regolarizzazioni. Andrebbe considerata anche l’esigenza di introdurre, per le richieste di parere della Commissione paesaggistica regionale, laddove ci si trovi in presenza del vincolo, una forma di silenzio assenso (90/120 giorni) per tutti i casi di minor rilevanza.

*Presidente Assoedilizia