MONICA AUTUNNO
Cronaca

Bellinzago nel fango dopo l’alluvione, la disperazione di chi ha perso tutto a causa del maltempo

Milano, dopo giorni di pioggia, sotto il primo sole si comincia a ripulire. "Qui in mezzo i giochi di mio figlio, pensavo di averli persi". Solidarietà e raccolta fondi. "Tristi, ma c’è chi sta peggio"

Cataste di pezzi di legno che erano armadi, scaffali e arredi, vestiti, oggetti personali, ricordi di una vita. Sotto il primo vero sole dopo l’alluvione il lungo rettilineo di Villa Fornaci, fra Bellinzago Lombardo e Gessate, è un triste e caotico bazar di oggetti, masserizie e rottami dissepolti in giorni di lavoro. Di cortile in cortile, di casa in casa, e man mano che acqua e fango allentano la morsa negli interrati, carriole e braccia trasportano e depositano sul marciapiede quello che, ormai, è irrimediabilmente perduto. Accatastato sulla strada c’è di tutto. E tutto ha il colore del fango. Tavoli e scrivanie, pezzi di armadi, testiere di letti. Sedie da ufficio e scaffali, materassi, sanitari. Vestiti vecchi, giocattoli, quadri. Lavatrici, frigoriferi ed altri elettrodomestici.

Lavoro senza sosta, con gli onnipresenti volontari di protezione civile e con tutti coloro che, in queste ore, si sono messi a disposizione per dare una mano, "fin dalla prima sera – ricorda il sindaco Michele Avola – quando ancora eravamo sott’acqua, e si sono presentati in palestra una ventina di ragazzini, dicendo solo ‘diteci che cosa possiamo fare’". Svuotare, ora, è la faticosa urgenza. Per salvare ciò che si può, per smaltire quello che è andato. Così dappertutto, nella zona dell’abitato più colpita dal disastro.

Un lavoro immane, e per tutti. Uomini, donne e ragazzi spingono carriole e spalano, con i vestiti sporchi di fango. Nessuno, qui, ha più voglia di parlare, c’è insofferenza anche per l’obiettivo dei fotografi, "adesso basta". La stanchezza e la fatica giocano scherzi, una donna scivola e si sloga un braccio: poco dopo l’hanno soccorsa i volontari dell’ambulanza. Così sarà per giorni, perché i locali sommersi sono tanti: 26 in un solo vecchio cortile sulla Padana, una dozzina in un condominio di una via in fondo al paese, che si trova a pochi passi dal "maledetto" scolmatore delle Trobbie.

Una signora si appoggia qualche minuto al muro che porta ai garage, con il viso al sole. La spola interrato-marciapiede dei condomini è senza sosta. "Vedo solo ora – dice, quasi sovrappensiero, fissando la catasta di oggetti – che lì in mezzo ci sono dei giochi dei miei figli che non trovavamo più". Tristezza? "È naturale. Ma penso anche che ci sono in paese famiglie che sono messe molto peggio di noi, che possiamo salire in casa. E che, considerato quello che è successo, dobbiamo ringraziare qualcuno del fatto che nessuno si sia fatto davvero male".

Servono braccia, servono attrezzature, gli appelli volano online: "Serve un generatore trifase 400 volt in strada padana 100 per svuotare i box"; "Ciao. Se qualcuno vuole dare una mano, in via Prato Palazzo 7 c’è tanta roba da portare fuori da garage e cantine"; "Sono andato a dare una mano, ma eravamo in pochi. Venite ad aiutare!". Sul sito del comune compare un codice iban per versamenti, servono proprio per le prime, enormi spese da affrontare. Dai centri del riuso d’area l’offerta di abiti e scarpe per chi li abbia perduti. E online una raccolta fondi anche per il nido alluvionato, teatro, mercoledì, dell’evacuazione di otto bimbi.