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Beatrice Tassone dona i suoi “capelli magici” per chi li ha persi a causa di un tumore: “Spero di incentivare molti altri”

L’illustratrice e fumettista 21enne di Cologno ha condiviso sui social il suo gesto. Nei mesi scorsi si è fatta notare grazie al suo manga “Essere Bea” in cui racconta la sua vita e le sfide che ha affrontato anche a causa dell’autismo e dell’albinismo

Beatrice Tassone con i lunghi capelli biondi e, dopo il taglio, con le trecce donate (foto dal profilo Instagram)

Beatrice Tassone con i lunghi capelli biondi e, dopo il taglio, con le trecce donate (foto dal profilo Instagram)

Cologno Monzese (Milano), 28 agosto 2025 – "Ieri è stata una giornata molto importante per me, ho detto addio ai miei lunghi capelli!”. Inizia così un post social apparentemente da poco, ma – in realtà – ricco di significato. L’autrice è Beatrice Tassone, 21enne di Cologno Monzese, con una storia molto particolare.

I capelli donati 

Ma partiamo dalla fine. Beatrice ha scelto di tagliare i lunghi capelli per poterli donare alle donne o ai bambini che li perdono a causa delle cure oncologiche. “So che probabilmente pioveranno fiumi di lacrime per questa scelta, ma fidatevi che è per una giusta causa. Era da un po’ di tempo che pianificavo di donare i capelli, infatti li ho fatti crescere apposta per questo motivo. I capelli sono la parte migliore e una delle poche cose che apprezzo veramente del mio aspetto fisico. Tutti sono affascinati per il colore unico e raro e mia mamma dice che i miei capelli sono magici come le chiome delle principesse Disney. Con questa donazione potrò ridare vita e fare tornare il sorriso a quelle persone che stanno affrontando una brutta malattia, per una donna la perdita dei capelli è devastante, figuriamoci se sono bambini. Spero tanto che possano i miei capelli aiutare i bambini che stanno affrontando la chemio, se i miei capelli sono magici come dice mia madre, allora pregherò affinché possano avere il potere di guarire le persone. Comunque ho voluto condividere questo momento, perché spero di incentivare più persone possibili a donare i capelli per aiutare le persone che sono malate, aiutare a rendere queste persone felici.  E ringrazio l’associazione a cui spedirò i miei capelli, per la cura e l’amore che ci mettono nel loro lavoro. “Una Stanza per un Sorriso” è un’associazione affidabile che realizza artigianalmente parrucche per le persone che affrontano la chemio o malattie che provocano la perdita dei capelli".

Chi è Beatrice Tassone

Beatrice è una fumettista e illustratrice che si è fatta conoscere al MonzaCon di quest’anno con il suo manga “Essere Bea – Diario di una ragazza autistica con la passione per il Giappone“, uscito nell’aprile 2024. Perché sì, è anche autistica edè albina. Da qui il colore magico e unico dei suoi capelli. Ideato e curato dalla giornalista e fotografa Silvia Amodio, e scritto da Marco Madoglio, il volume nasce - dopo un anno e mezzo di lavoro - dalla collaborazione con Coop Lombardia, PizzAut, Casa Surace e con il patrocinio del Comune di Monza. "Parlo della mia vita – ha raccontato Bea al suo stand nella fiera brianzola – delle sfide dell’autismo e dell’albinismo, ma anche della gioia di trovare il proprio posto nel mondo". Il fumetto attraversa momenti difficili e di crescita: la diagnosi, il bullismo, il confronto con gli altri, ma anche la scoperta del primo supermercato Autism Friendly d’Europa (Coop), a Monza. Lì, luci soffuse e suoni controllati permettono a Bea di sentirsi finalmente a proprio agio. E poi l’incontro con PizzAut e il suo fondatore, Nico Acampora, che le cambia la prospettiva anche sulle piccole cose, come la salsa sulle patatine. Bea, dal 2023, lavora proprio con Coop Lombardia - dopo essere stata coinvolta in un progetto dedicato all’albinismo - e ora gode di un distacco a PizzAut. Nel tempo è diventata un simbolo di come l’autismo non sia un ostacolo, ma un modo diverso di vedere il mondo. 

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Su Facebook è Bea’s MangArt, su Instagram @catbot_04, il nome del personaggio supereroe che disegnava da adolescente. Sui social e nelle fiere porta il messaggio che l’informazione corretta è il primo passo contro lo stigma.