SOFIA FRANCIONI
Cronaca

Milano, oltre metà dei bambini gioca on line per ore con sconosciuti

L’indagine su 2.124 bambini di 53 scuole milanesi: il 51% degli alunni gioca online con rivali senza identità La media supera le due ore al giorno. Un genitore su tre neppure fissa con i figli limiti di tempo davanti al pc

Videogame

Milano, 20 dicembre 2019 - È innegabile: i bambini adorano i videogiochi. A Milano l’82% di loro tra 11 e 12 anni – spesso il pomeriggio prima dei compiti, la maggior parte dopo cena – ci gioca: davanti alla playstation, ma più spesso al computer. E di questi molti anche online, dove può capitare di giocare con i loro coetanei (magari di altre città o Paesi e in lingue diverse) ma anche di relazionarsi con account falsi. Dietro ai quali può nascondersi chiunque. Le chiamiamo relazioni virtuali, ma lo sono realmente? Tutti i videogiochi online propongono una chat vocale tramite cui in diretta i giocatori possono confrontarsi sulla partita in corso e, un po’ come se fossero al telefono, restare a parlarne a gioco finito. Tanto che si crea una vera e propria comunità dove conoscere nuove persone e coltivare amicizie.

La distanza fisica non è un problema: potenzialmente un giocatore di videogaming dalla sua cameretta può interagire con chiunque, in tutto il mondo. Ma il non conoscere l’identità delle persone con cui nostro figlio trascorre i pomeriggi, nasconde pericoli. A riguardo la possibilità per i genitori di monitorare e controllare le attività di gioco dei loro figli online è poca, anche se qualcosa si può fare. Ad esempio in Fortnite, il videogioco online più popolare al momento fra i bambini, è possibile tramite il "parental control" con un codice di sicurezza filtrare il linguaggio "maturo" dalle chat, rifiutare automaticamente le richieste di amicizia, nascondere il proprio nome o quello dei giocatori sconosciuti e disattivare le chat vocale e testuale.

Ma i genitori non possono comunque impedire che i propri figli giochino con estranei. E questo - innegabilmente - genera rischi. L’osservatorio Gap di Milano, sul tempo trascorso dai bambini davanti ai videogiochi e sul controllo dei genitori nelle loro attività davanti agli schermi, ha condotto un’indagine su 2.124 bambini di 53 scuole milanesi, intervistando solo alunni di quarta e quinta classe delle primarie. Dallo studio risulta che oltre metà dei bambini (51%) giochi online con persone che non conosce e che i genitori di quasi 2 alunni su 10 non lo sappiano. E ancora che il 29% dei bambini non abbia fissato con mamma e papà limiti di tempo al gioco. "Serve equilibro tra le attività all’aperto e le ore al pc o alla playstation– dice Pietro Carloni, 30 anni, appassionato di videogaming fin dalle elementari, nel tempo avvicinatosi all’agonismo – è un mondo che a un bambino può dare tanto, perché giocando mette alla prova le sue capacità e vive sfide avventurose, come in qualsiasi sport. In più si confronta con players stranieri avendo la possibilità, come è successo a me, di parlare inglese fin da piccolo". Online e non, il mondo dei videogaming è diventato ormai un business mondiale enorme per ideatori e giocatori, che possono trarne profitto anche fin dalla più tenera età, e negli anni si è trasformato in un vero e proprio sport.