Milano, 20 dicembre 2017 - Dieci chilometri con un chilo di pellet: la prima auto a biomasse made in Italy romba a Brescia, all’autodromo di Franciacorta di Castrezzato. Al volante c’è un pilota professionista, Emanuele Moncini; ai box ci sono gli inventori, commossi. Perché quella Opel Corsa rosso Ferrari che chiude il circuito a 80 all’ora è un sogno che si realizza. Il sogno di Paolo Rubagotti, 37 anni, tecnico milanese, che ha deciso di tornare sui banchi di scuola: ha frequentato le serali all’Itis Fermi e si è diplomato in elettronica, per dare futuro all’«energia» dei suoi avi: «Mio nonno lavorava nella gassificazione – racconta – abbiamo rivisitato in chiave moderna le competenze dei primi del Novecento e abbiamo realizzato un’auto che, come unico scarto, dà ottimo concime».
Sulla sua strada ha incontrato Marco Franzinelli, 52 anni, meccanico, che nella vita ripara biciclette e che ha messo a disposizione la sua Opel. Insieme hanno trovato la «scuderia», pronta a sostenerli con laboratori e attrezzatura: il Centro di formazione Zanardelli di Edolo. Il risultato è un mix: elettronica a Paderno Dugnano, tecnologia milanese, il reattore a gasogeno è nato a Cedegolo, nel Bresciano, della parte meccanica si è occupato il Cfp. «Mi ha sempre affascinato l’energia, fa parte della mia storia e di una pagina di storia italiana che si è un po’ dimenticata – racconta Rubagotti, emozionato, di fronte a quella creatura che è finalmente in pista – l’auto è un mix di tutte le nostre competenze elettroniche, chimiche e ambientali. È frutto di anni di studio, di un tecnico elettronico e di un meccanico che non avevano poi chissà quali risorse». Ma che ci hanno creduto sino all’ultimo.
«Funziona– sorridono – si fanno di sicuro 10 chilometri con un chilo di pellet, ma una volta messa a puntino saranno molti di più. Potrebbe arrivare almeno a 15. È un mille di cilindrata a benzina, l’unico scarto è biochar». «Il motore è il risultato di una prototipazione di un impianto di alimentazione a biomassa – spiegano gli alunni del Cfp – ed esattamente di un cogeneratore pirolizzatore a gassogeno statico, che può utilizzare come combustibile pellet di legna, cippato, scarti di potatura». In questo caso il pellet, che viene inserito nel reattore a gassogeno. Il dispositivo trasforma il legno in gas che viene usato nel motore. Primi giri di prova, primi test, nuovi obiettivi segnati in rosso sull’agenda del 2018. «Il prossimo passo – spiega Paolo Rubagotti – è in collaborazione con l’Itis Fermi di Desio ed è un filtro molto particolare studiato da me e Marco. Il gassogeno sarà protagonista di nuove idee green». E di nuove scommesse.