
Aste giudiziarie truccate
Milano, 3 giugno 2022 - Durante le aste giudiziarie gestite dalla Sivag (Istituto Vendite Giudiziarie del Tribunale di Milano), i lotti rimanevano invenduti per "ritornare" a prezzi notevolmente sotto il loro valore ai proprietari, oggetto della procedura esecutiva, che così potevano ricomprarli agevolmente. Ora, in seguito alle indagini degli agenti della Polizia locale di Milano, il processo per questa vicenda si è concluso con 19 condanne fino a undici anni di carcere per corruzione, turbativa d'asta e falso ideologico. È l'esito della seconda parte di un procedimento che nel settembre del 2020 aveva portato a sei patteggiamenti e a tre condanne in abbreviato. L'indagine degli agenti del Nucleo centrale di polizia giudiziaria della Polizia locale di Milano, coordinata dal pm Grazia Colacicco, in totale vede coinvolte 39 persone tra banditori, debitori e prestanome.
Tutto era partito nel febbraio del 2012 quando ad alcuni agenti era stato riferito delle aste truccate. Per verificare l'attendibilità delle confidenze, gli agenti della Polizia locale si erano infiltrati alle aste e avevano effettivamente riscontrato diverse irregolarità. Le indagini erano poi proseguite con l'intercettazione telefonica dei banditori, a tutti gli effetti ausiliari del giudice responsabile della procedura esecutiva, che approfittavano della disperazione di chi aveva avuto la procedura esecutiva (il pignoramento dell'auto, macchinari di un pastificio o altri oggetti di valore) e in cambio di denaro pilotavano l'andamento delle aste.
L'asta era differita, in modo che andasse deserta, oppure i lotti erano descritti come danneggiati. Così alla prima chiamata i beni andavano invenduti e riproposti a un valore irrisorio e accessibile al vecchio proprietario, a un suo prestanome o ad altro acquirente con cui si era raggiunto l'accordo. Perquisizioni e sequestri di computer e altri apparati elettronici e dei verbali di vendita hanno permesso agli inquirenti di provare un consolidato sistema di corruzione.