I prossimi tre mesi saranno decisivi per capire quale destino avranno le misure di sostegno alla disabilità gravissima (B1) e grave (B2) in Lombardia. I provvedimenti approvati dalla Giunta e dal Consiglio regionali tra fine maggio e fine luglio hanno solo rinviato il problema, senza risolverlo. Si è messa una toppa ma non si sono date soluzioni strutturali alle questioni sollevate dalle famiglie e dalle associazioni della disabilità, che sono scese in piazza e hanno presentato un ricorso al Tar. Regione e associazioni dovranno giocoforza ripartire da dove si era finito prima della pausa estiva, dovranno ricominciare da capo.
Nel dettaglio, tra fine maggio e fine luglio, la Regione, tra delibere di Giunta e atti del Consiglio, ha stanziato 11,2 milioni di euro utili ad evitare che si creassero liste di attesa per accedere alla misura B1 e per ridurre i tagli ai contributi mensili alle famiglie previsti sia dalla B1 sia dalla B2. Una retromarcia, se è vero che i tagli erano stati approvati dalla stessa Giunta regionale a fine dicembre 2023. In alcuni casi le decurtazioni sono state ridotte significativamente, in altri invece no: la B2 ha subìto sforbiciate del 75%. La prima domanda alla quale la Regione dovrà rispondere da qui a dicembre è semplice ma cruciale: nel 2025 i contributi economici previsti dalla B1 e dalla B2 resteranno gli stessi o subiranno un’altra revisione? La toppa, infatti, è stata messa fino a dicembre 2024. A questa è strettamente legata un’altra questione. I tagli di dicembre sono stati motivati dalla Giunta regionale con la necessità di adeguarsi ad una riforma voluta dal Governo Draghi, vale a dire: la riforma del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze che prevede di togliere risorse all’assistenza indiretta (contributi economici o voucher) per dirottarle sull’assistenza diretta, quindi sul potenziamento dei servizi. Benché le famiglie con disabilità abbiano sottolineato che questa impostazione è lesiva della loro libertà di scelta, nulla sembra far presagire un’inversione di rotta nel 2025. La Regione, quindi, dovrà incrementare i servizi ben più di quanto abbia fatto finora. Ma come? In che modo saranno superate la carenza di personale e le basse retribuzioni che da anni compromettono la possibilità di assicurare alle persone con disabilità gravissima l’assistenza domiciliare alla quale hanno diritto? E l’aumento delle prestazioni dirette avverrà secondo quale percentuale? Si raggiungerà quel 25% del monte-risorse complessivo indicato nelle riforma del Governo? Se sì, come potranno i contributi diretti della B1 e della B2 restare inalterati?
Ma non è finita. Alla base del ri-bilanciamento tra assistenza diretta e indiretta imposto dalla riforma del Fondo per le Non Autosufficienze e dalla delibera regionale c’è la definizione dei nuovi Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS). Peccato, però, che ad oggi i LEPS non siano stati definiti o ridefiniti: come se per costruire una casa si partisse dal tetto anziché dalle fondamenta. Ultima questione, ma non meno importante: Regione Lombardia ha ridotto il taglio inizialmente previsto per la B1 ricorrendo anche ai 4 milioni di euro destinati al Fondo per i caregiver famigliari. Il sistema adottato dalla Regione, in sintesi, è il seguente: la B1 viene ridotta di 85 euro al mese ma questi 85 euro possono essere recuperati dalle famiglie se dimostrano, tramite rendicontazione, di aver sostenuto spese per alcune prestazioni. Il rimborso, però, vale per i 5 mesi compresi tra agosto e dicembre 2024. Le domande, allora. Nel 2025 ci sarà ancora? Restando sul presente: quali prestazioni è possibile rendicontare per ottenere il rimborso? Un elenco dettagliato non c’è, si fa un generico riferimento agli interventi di sollievo del caregiver, quali la consulenza psicologica. Ma con 85 euro al mese quante ore di consulenza psicologica si possono avere? Da qui il monito delle associazioni. "Le persone con disabilità hanno diritto ad avere certezze sulle misure che le riguardano – sottolinea Fortunato Nicoletti, tra i coordinatori di quel Comitato Caregiver Famigliari B1-B2 che ha organizzato mobilitazioni di piazza e presentato ricorso al Tar –. Noi non ci accontentiamo di generici impegni della Regione ad investire più risorse nel 2025, vogliamo che le risorse siano quantificate al più presto e che siano dell’ammontare necessario ad evitare tagli. Presunte soluzioni come il rimborso di 85 euro al mese dietro rendicontazione non sono accettabili perché i servizi per i caregiver non ci sono e quando ci sono non bastano certo 85 euro per servirsene. In più si crea discriminazione tra i caregiver che possono avere il rimborso e quelli che non possono". Critica anche Morena Manfreda, presidente di Abilità Diverse: "Il rimborso dietro rendicontazione non è equo: molti caregiver non possono anticipare soldi perché, essendo caregiver, non lavorano. In più non si capisce quali siano le prestazioni rimborsabili. Sappiamo, però, che tra queste non rientrano quelle per i nostri ragazzi: è assurdo".