MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, condannati per reati stradali diventano Assistenti pedonali: "Ho guidato ubriaco, ma ora aiuterò gli altri ad attraversare sicuri"

Agli incroci 30 addetti con pettorine, paletta e luce led per aiutare gli “utenti deboli” della strada. Sono tutti imputati, indagati o condannati ai lavori di pubblica utilità per reati stradali

Uno dei futuri assistenti pedonali

Uno dei futuri assistenti pedonali

Milano – “Mi sono messo alla guida nonostante avessi bevuto e sono finito contro un guardrail. Risultato: patente sospesa e lunga vicenda giudiziaria. Questa storia mi è servita, però, a essere più consapevole. Avrei potuto fare del male agli altri e a me stesso. Mi è andata bene e adesso voglio rendermi utile". Vasil, di 30 anni, è uno dei 30 assistenti pedonali che nelle prossime settimane presidieranno attraversamenti stradali – ancora da individuare – per aiutare gli “utenti deboli“, come i più anziani, a raggiungere in sicurezza l’altra sponda di marciapiede, e spronare gli automobilisti a rallentare già solo con la presenza, visto che saranno visibili con pettorina catarifrangente, luce led sul petto e paletta. Una sorta di legge del contrappasso, visto che gli assistenti pedonali sono imputati, indagati o condannati ai lavori di pubblica utilità ai fini della messa alla prova o come pena sostitutiva, anche ai sensi dell’articolo 20 bis del codice penale introdotto dalla Riforma Cartabia in alternativa alle pene detentive brevi per reati prevalentemente inerenti alla circolazione stradale.

Ieri mattina c’è stata la prima lezione alla Scuola del Corpo di polizia locale in via Boeri 7: così, nella Giornata europea di sicurezza stradale, si è inaugurato il progetto “Ruote ferme, pedoni salvi” ideato dalla Afvs, Associazione familiari e vittime della strada Ets, con il Comune di Milano, finanziato dal Fondo vittime della strada, e con il patrocinio del Ministero dell’Interno, Ministero della Giustizia e Anci. Cos’hanno imparato, ieri, i futuri assistenti? "A stare in strada – spiega Silvia Fatima, vicepresidente Afvs –. L’intento del progetto è, da un lato assicurare una maggiore tutela a chi è più in difficoltà, dall’altro dare un’opportunità a coloro che hanno commesso un reato in violazione al Codice della strada facendo del bene agli altri".

“Per me – dice Lorenzo, tra gli allievi – questa è anche un’occasione per imparare le regole che in passato ho sempre snobbato. Ho avuto anche il divieto di dimora a Milano ma ora che sono tornato e sono “in prova“ vorrei cambiare vita. Aiutare gli altri per poter cambiare me stesso. E sono anche in cerca di un lavoro: qualsiasi occupazione andrebbe bene". Dal cancello di via Boeri sono usciti tutti fieri, con la pettorina e il resto dell’equipaggiamento nel cellophane. "Mi sento utile anche io, nonostante i miei sbagli", continua Lorenzo. Al suo fianco Roman, di 41 anni, che sta ancora passando guai per guida in stato di ebbrezza. "Mi sono messo al volante con troppa leggerezza. Per fortuna non ho causato incidenti ma invito tutti a riflettere bene, a non guidare mai con l’alcol in corpo, per non rovinare la vita ad altri e a sé".

Talvolta il numero delle vittime raddoppia – sottolinea l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli – perché anche chi ha provocato incidenti porta a lungo gli esiti dell’imprudenza. Mettere a disposizione della comunità il proprio tempo va al di là della condanna vera e propria. Ogni occasione è importante per noi amministratori per ricordare che in strada dobbiamo essere molto attenti, seguire le regole e usare prudenza".

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