Milano, asili ghetto: scatta la raccolta firme

L’educatrice: ci dobbiamo esprimere a gesti nella babele di lingue

La pagina de Il Giorno che raccontava la situazione complicata di molti asili milanesi

La pagina de Il Giorno che raccontava la situazione complicata di molti asili milanesi

Milano, 4 ottobre 2018 - «Per farci capire siamo costretti a improvvisarci mimi, a esprimerci a gesti anche per le questioni più elementari». Una educatrice, che nel corso della sua esperienza professionale ha lavorato in diverse scuole per l’infanzia con alta densità di bimbi di origine straniera, racconta la sua esperienza a contatto con genitori che spesso non parlano l’italiano.

Con la situazione «più difficile» nella struttura in via De Nicola, zona Famagosta, o in Paolo Sarpi, nella chinatown milanese. Il rappresentante sindacale della Cisl Fp Stefano Mansi avvierà una raccolta firme tra le educatrici, per chiedere al Comune di assumere in pianta stabile mediatori culturali e interpreti in grado di fare da tramite con i genitori e rompere la barriera, perché «quanto è stato fatto finora non è sufficiente». La questione linguistica, legata al problema delle scuole “ghetto”, disertate dalle famiglie italiane, era emersa nei giorni scorsi durante un incontro fra sindacati e rappresentanti del Comune. Sul tavolo anche la proposta del docente del liceo Manzoni Giorgio Bonera: mandare nelle scuole come «soluzione tampone» i ragazzi del linguistico con il sistema dell’alternanza scuola-lavoro, interpreti per aiutare educatori e funzionari a districarsi nella babele di lingue della Milano multiculturale. Secondo i dati della Cisl, sono decine gli asili nido e le scuole dell’infanzia pubbliche dove gli italiani madrelingua sono ormai sotto la soglia del 30-50%. Una mappa che tocca via Padova e Gorla, Bruzzano-Affori, Maciachini, Corvetto e altri quartieri. Picchi oltre il 90% nelle strutture in via Paravia, Monte Velino e Mompiani. «L’assenza di mediatori culturali è un problema da prendere in considerazione seriamente - spiega l’educatrice, che preferisce rimanere anonima -. È giusto raccogliere le firme, per chiedere al Comune di fare la sua parte». Problemi linguistici che si presentano quando bisogna compilare moduli, spiegare orari e anche per una semplice firma per consentire ai bimbi di andare in gita. «In alcuni casi gli stranieri si aiutano tra di loro - sottolinea - e chi conosce bene l’italiano fa da interprete per gli altri. La situazione più difficile mi è capitata con un bambino arrivato da poco dall’India assieme alla mamma, per un ricongiungimento familiare. Con la donna era impossibile comunicare, e il piccolo all’inizio si esprimeva solo a gesti». Il rovescio della medaglia è «una grande fiducia in noi educatori, un rispetto che alle famiglie italiane è ormai sconosciuto».

E intanto la Cisl Fp punta il dito anche sulla manutenzione delle strutture scolastiche comunali, dopo un sopralluogo del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nella scuola per l’infanzia in via Carnovali, zona Precotto: «Gabinetti rotti, pedane insicure, barriere architettoniche ovunque, e poi ancora, infiltrazioni d’acqua, muri scrostati e imbianchini desaparecidos».

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