Artem Uss, la Corte d’Appello risponde a Nordio: “Toccava al ministero chiedere il carcere”

La relazione dei magistrati milanesi sulla fuga del faccendiere russo: “Dopo la concessione dei domiciliari nessuno fece ricorso”

Artem Uss

Artem Uss

Milano – Il carcere per Artem Uss? Poteva chiederlo anche il ministero della Giustizia. Così la Corte d’Appello di Milano “risponde” agli accertamenti ispettivi disposti al Guardasigilli Carlo Nordio al tribunale di Milano.

Arresto e fuga

La vicenda è quella di Artem Uss, il faccendiere russo 40enne figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Krai, arrestato a Malpensa il 17 ottobre 2022 su mandato della giustizia Usa, messo ai domiciliari in una casa di Basiglio dopo due mesi di carcere e infine evaso e fuggito in Russia il 22 marzo scorso. Una fuga che è diventata un caso diplomatico, visto che – secondo le indagini – ha coinvolto almeno 12 persone, alcune delle quali dei servizi segreti di Mosca.

Gli ispettori del Guardasigilli

Sul caso, che ha scatenato polemiche politiche e anche le critiche della giustizia americana, che avvertì l’Italia del pericolo di fuga dell’uomo, il ministero della Giustizia ha avviato degli approfondimenti e disposto un’ispezione al Tribunale milanese, in particolare per accertare i motivi della concessione dei domiciliari dall’imprenditore russo.

La risposta della Corte

Alle mosse del Guardasigilli ha risposto oggi la Corte d’Appello di Milano con una relazione sulla vicenda. La Corte – spiegano i magistrati – dopo aver deciso il 25 novembre i domiciliari per Artem Uss (eseguiti il 2 dicembre quando venne reperito il braccialetto elettronico), non poteva aggravare d’ufficio la misura cautelare se non nel caso di violazioni dei domiciliari, ma la Procura generale poteva fare ricorso chiedendo il carcere e anche il ministero della Giustizia, in base alle norme, poteva chiedere in qualsiasi momento l'aggravamento della misura, ossia la carcerazione. 

Colpa di procura e ministero

Invece sulla decisione dei giudici - che hanno disposto i domiciliari per l'uomo d'affari su cui pendeva l'estradizione chiesta dagli Stati Uniti - né il ministero, né la procura generale presentarono appello al tribunale del Riesame. Non essendo stato avanzata nessuna richiesta di aggravamento da chi era autorizzato a farlo, la corte d'Appello mai avrebbe potuto sostituire la misura in atto, in assenza di violazione delle prescrizioni.

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