
Le finestre e la facciata annerita al piano rialzato della palazzina dove è morta la donna
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Una sigaretta accesa. Il fuoco che finisce sulla tuta in acetato, facilmente infiammabile. In una manciata di secondi la vampata diventa incontrollabile. All’arrivo dei soccorsi, per Maria Strafile, ottantanovenne, non c’è più niente da fare: è morta per le gravi ustioni e per il fumo respirato. È successo martedì sera, poco dopo le 22.30, in un alloggio Aler al piano rialzato di via Paolo Giovio 24, a due passi da corso Vercelli.
Le indagini sono ancora in corso ma non ci sarebbero dubbi sulla natura accidentale del rogo: l’ipotesi è che la signora, affetta da problemi di salute, non in grado di camminare, si sia addormentata con la sigaretta accesa o che l’abbia fatta inavvertitamente cadere sugli indumenti mentre si trovava nel letto. Secondo quanto emerso, era sola perché il figlio che l’accudiva non era a casa in quel momento. A dare l’allarme è stato un inquilino che si è accorto del fumo che fuoriusciva dalla porta. Così in via Giovio sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri della stazione Porta Genova e del Nucleo operativo della Compagnia Magenta.
"Sono stato svegliato dalle urla – racconta il custode Leonardo Renosto –. Gli abitanti stavano scendendo tutti in cortile, spaventati. Per precauzione sono state evacuate due scale, una trentina di persone", rientrate non appena le fiamme sono state domate.
L’agibilità dell’alloggio andato a fuoco non è stata compromessa, anche se le stanze sono annerite. Maria abitava in via Giovio da oltre mezzo secolo, "una donna tranquilla, che usciva poco di casa visti i problemi di salute", raccontano i vicini. Vedova, pensionata (per anni si era occupata della gestione di una mensa), in quell’appartamento ha cresciuto 5 figli, 4 maschi e una femmina, insieme al marito Michele. "Ci dispiace – commenta chi la conosceva – sia morta in questo modo atroce".