Amarcord Fiera Campionaria. Quando CityLife non esisteva

In occasione della Giornata del Made in Italy aperti gli archivi storici del polo espositivo

Amarcord Fiera Campionaria. Quando CityLife non esisteva

Amarcord Fiera Campionaria. Quando CityLife non esisteva

Da luogo dove le aziende facevano a gara per mostrare al mondo ciò di cui erano capaci, i loro “campioni“ appunto, a grande parco con grattacieli e condomini tra i più famosi d’Italia firmati da archistar internazionali. Da padiglioni affollati di gente a caccia dell’ultima trovata commerciale, ad appartamenti extralusso abitati da influencer e vip di varia natura.

In occasione della Giornata del Made in Italy, Fondazione Fiera Milano ha aperto i suoi sconfinati archivi (che custodiscono, tra le altre cose, un tesoro di 500mila immagini) e organizzato una visita su quello che fino al 2005 fu il cuore pulsante dell’economia nazionale e ora è uno dei quartieri simbolo della “nuova Milano“. Un fetta della città protagonista di una rivoluzione che non ha pari sotto la Madonnina. Realizzata peraltro in meno di vent’anni, anche se la fine reale della metamorfosi, con la grande vela fotovoltaica di CityWave arriverà nel 2026.

E pensare che tutto iniziò dalle casette di legno, pensate come ricoveri dopo la prima guerra mondiale, montate ai bastioni di Porta Venezia. Fu quella, nel 1920, la prima sede della sede della Fiera Campionaria di Milano (scelta per la vicinanza all’allora stazione centrale, che affacciava appunto sull’attuale piazza della Repubblica). Una storia, quella del polo espositivo più importante d’Europa, ricca di spunti sulle trasformazioni del tessuto cittadino.

Si parte appunto dalla prima, rudimentale, edizione del 1920 organizzata per riproporre i modelli delle fiere tedesche. Un appuntamento che riscosse talmente successo - segno evidente dell’evoluzione dell’economia nazionale - che già dopo pochi anni si pose il problema di una sede meno provvisoria. Il Comune mise a disposizione l’allora Nuova Piazza d’Armi, la grande area al confine con la fabbrica del Portello, sulla quale si concentrarono le critiche dei milanesi per la lontananza dal centro: le stesse, più o meno, che attirò la scelta di Rho come nuova sede della Fiera dal 2005. E uguale fu anche il riscontro di pubblico ed espositori: un fiume di persone e addetti ai lavori che trasformò l’appuntamento fieristico in un momento solenne della vita nazionale, con inaugurazione del re prima e del Presidente della Repubblica poi. La Fiera divenne un luogo in cui si “misurava“ l’economia nazionale, dall’industria meccanica a quella tessile, dall’elettronica alla chimica, impegnate a mostrare quanto concreta fosse la parola “boom economico“.

Tra i padiglioni della Fiera, dagli anni 50, arrivò anche la Rai: negli studi accanto al padiglione dell’Agricoltura vennero realizzati, tra gli altri, “Lascia o raddoppia“, “Rischiatutto“, “Portobello“, fino alla prima edizione di “Quelli che il calcio“. La tv di Stato abbandonò poi la Fiera per concentrarsi su corso Sempione. Tra qualche anno però si concretizzerà il ritorno al passato con il nuovo centro di produzione che sorgerà proprio al posto del vecchio padiglione dell’Agricoltura.

A Palazzo Marino, intanto, ieri pomeriggio il sindaco Giuseppe Sala e il ministro delle Imprese Adolfo Urso hanno parlato proprio della Giornata nazionale del Made in Italy. "Milano vuole essere un’officina del futuro", ha detto il primo cittadino, mentre il ministro ha auspicato "un Rinascimento industriale dell’Europa". Presente il presidente di Assolombarda Alessandro Spada: "Valorizzare il Made in Italy significa valorizzare quelle imprese che ci permettono di essere una delle più straordinarie economie del pianeta".

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