NICOLA PALMA
Cronaca

Milano bene, lei lo tradisce col nobile: l'ex marito rivuole il dono di nozze

Doppia beffa per il marito tradito: perde il ricorso. Tutti i dettagli del gossip

Kyara van Ellinkhuizen

Milano, 13 ottobre 2018 - Il matrimonio finito male. La storia extraconiugale che riempie per mesi le copertine delle riviste patinate e i palinsesti delle tv. E una casa che a un certo punto l’ex marito infuriato rivuole indietro dalla consorte «infedele». La vicenda a metà tra il pettegolezzo e la cronaca giudiziaria vede coinvolti il professionista Giuseppe S. e la ex moglie Kyara van Ellinkhuizen, regista olandese con discendenze nobili. I due si sposano il 12 agosto 2000, e dalla loro unione nascerà anche una figlia. Poco prima delle nozze, si scopre da una sentenza della Cassazione pubblicata mercoledì, S. acquista un immobile al civico 59 di corso Lodi, due passi dalla stazione Porta Romana, e lo intesta alla futura consorte. Peccato che negli anni successivi, e prima che la coppia si separi ufficialmente, van Ellinkhuizen intraprenda altre due relazioni sentimentali: la prima «con il Muller» (Novella 2000 parlò in effetti all’epoca di una «tenera frequentazione» con l’ex direttore della Mostra del Cinema di Venezia Marco Muller), la seconda con Amedeo di Savoia-Aosta. Ed è proprio quest’ultima a finire al centro del contendere.

Sì, perché il legame tra la donna e il membro di Casa Savoia diventa un vero e proprio tormentone nell’autunno del 2005: a ottobre, il figlio di Aimone di Savoia e Irene di Grecia, all’epoca 62enne, confessa in un’intervista a Vanity Fair di aver tradito la seconda moglie Silvia Paternò e di aspettare una bambina da Kyara van Ellinkhuizen. «È una situazione delicata e difficile – rivela – ma ritengo di avere il dovere di essere onesto, di assumermi le mie responsabilità e di dirlo per primo. Avendo informato, ovviamente, mia moglie». La notizia diviene materia di gossip. E la neomamma non fa nulla per evitare il clamore, anzi: ne viene fuori una sorta di «Kramer contro Kramer», Amedeo viene accusato di interessarsi poco o nulla della figlia. E Giuseppe S.? Lui e van Ellinkhuizen sono separati di fatto, ma convivono ancora. Così il 21 luglio 2005, emerge dalla lettura del verdetto della Suprema Corte, l’uomo cita in giudizio la donna per chiedere la revoca della donazione dell’appartamento di corso Lodi «per ingratitudine».

A sostegno della sua tesi, il professionista cita sia le due relazioni con Muller e Amedeo di Savoia-Aosta che le affermazioni pubbliche in cui la donna avrebbe affermato di «tenere in mano il marito». Elementi sufficienti, a parer suo, a provare quanta «disistima, avversione e irriconoscenza verso il donatario» la consorte provasse. Senza dimenticare la grande «risonanza mediatica» data al rapporto col nobile di casa Savoia, tale da configurare «un’ingiuria grave con pregiudizio all’onore del ricorrente, che ancora coabitava con la moglie nonostante la separazione di fatto». Una linea bocciata 13 anni dopo dagli ermellini (così come dai giudici di merito sia in primo grado che in appello): «La relazione extraconiugale intrattenuta dal coniuge donatario – la premessa – costituisce ingiuria grave solo se ad essa si accompagna un atteggiamento di disistima ed avversione». Circostanza non riscontrata nel caso van Ellinkhuizen: «è da escludere che l’infedeltà della donataria» sia nata «da un sentimento di avversione e di disprezzo nei confronti di S., tanto da ripugnare la coscienza comune». Conclusione: la casa resta all’ex moglie, ricorso respinto. Con tanto di beffa finale: l’uomo dovrà pure pagare 6mila euro di spese di lite.