
Violenza
Milano - Ci sarebbero almeno altri due casi di violenza sessuale consumata ai danni di giovani donne che rientrando a casa con il cellulare in mano, soglia di attenzione meno alta, sarebbero state aggredite alle spalle dal palpeggiatore seriale in monopattino finito in manette due giorni fa. E, stando a quanto ha riferito la procura, la lista delle denunce è destinata ad aumentare, anche grazie al tam tam sui social. D’altra parte non è il primo caso a Milano, sono infatti stati arrestati altri due giovani nei mesi scorsi, uno dei quali agiva con modalità simili all’arrestato e sempre in monopattino. Di un altro addirittura, che agiva al quartiere Gioia, erano stati affissi in strada piccoli manifesti con l’identità per mettere in guardia le potenziali vittime. L’accusa contestata a tutti è violenza sessuale.
Il quinto dipartimento della procura, che si occupa delle fasce deboli, ha confermato un aumento esponenziale delle aggressioni a sfondo sessuale. Solo negli ultimi mesi ha registrato una media di cinque denunce al giorno. Le più gravi sono commesse con "modalità predatorie", giovani che usano la violenza come criterio di rapporto con la realtà, spiega il pm Pasquale Addesso che ha coordinato l’inchiesta che ha portato all’arresto del violentatore in monopattino.
«Mine vaganti che soddisfano ogni loro bisogno sempre e solo con la violenza", stando sempre alle parole del pm. "Chi ha bisogno di un cellulare rapina, chi ha un impulso sessuale, violenta, quello che vogliono prendono in modo aggressivo", in base all’analisi della Procura. Così gli inquirenti hanno deciso di scavare ancora di più sull’identità e sulla vita quotidiana di questi profili. Persone spesso incensurate che fanno vite apparentemente normali e poi di notte si trasformano. Tra gli elementi più importanti che hanno portato all’individuazione del responsabile degli abusi c’è il confronto tra gli spostamenti del giovane, ricostruiti con le analisi sulle celle agganciate dal cellulare, e le immagini delle telecamere che riprendono l’uomo nelle zone delle aggressioni. Il riscontro definitivo su questo fronte è arrivato nell’episodio degli abusi commessi ai danni di una 33enne in via Ripamonti.
Nelle indagini , che vanno avanti su eventuali altri casi, gli inquirenti cercheranno di raccogliere altri elementi anche attraverso riconoscimenti dell’aggressore da parte delle vittime. È stato sequestrato, tra l’altro, anche il suo telefono per "accertamenti tecnici", come sottolinea il pm, per stabilirne la localizzazione al momento dei reati. Il gip nell’optare per i domiciliari (il pm Addesso aveva chiesto il carcere) spiega che il giovane ha già dimostrato una "capacità auto-custodiale" nel procedimento a suo carico per maltrattamenti ai danni della madre. Per lui erano stati disposti l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla madre, misure che ha rispettato. Per questo il gip ha decisio di concedergli i domiciliari.