Allarme occupazione in Lombardia, pochi nati e più anziani. Oltre 218mila lavoratori in meno

Nel prossimo decennio calerà del 3,43% la popolazione tra 15 e 64 anni Sondrio e le province con aree montane le più penalizzate Milano, Mantova e Lodi contengono le perdite grazie agli stranieri

Calo demografico in Lombardia: inevitabili ripercussioni sul mondo del lavoro

Calo demografico in Lombardia: inevitabili ripercussioni sul mondo del lavoro

Milano, 14 aprile 2024 –  In dieci anni la Lombardia perderà 218.678 persone in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni.

L’allarme occupazione arriva dalla Cgia di Mestre (l’Associazione artigiani e piccole imprese) che ha elaborato le previsioni demografiche dell’Istat: l’invecchiamento della popolazione costerà alla regione un calo del 3,43% della forza lavoro. Rispetto alla media nazionale (-8,1%), la variazione negativa è più contenuta, ma l’analisi delle province evidenzia una Lombardia divisa in due.

La perdita di popolazione con età adeguata al mondo produttivo è più accentuata nelle aree a nord. Sondrio, in particolare, è la zona più penalizzata: in Valtellina e Valchiavenna al 1° gennaio risultava una presenza di 112.122 residenti tra i 15 e i 64 anni. A inizio 2034 la previsione è di 104.655: 7.467 in meno con un calo del 6,66%. Appena sotto la soglia del 6% si trova Lecco: i 208.370 occupabili sono destinati a diventare 196.194 in un decennio, con un impoverimento di 12.176 unità (-5,84%). Tra il -5 e il -4% si trovano Como, Varese, Bergamo e Cremona, la prima provincia della Bassa Lombardia a entrare nella graduatoria dei territori con le variazioni percentuali più alte. Il 1° gennaio Como contava 379.295 tra i 15 e i 64 anni: entro il 2013 ne perderà 18.665 (-4,92%). Varese passerà da 552.755 a 527.086 cittadini in età lavorativa: 25.669 in meno (-4,64%). A Bergamo il calo della fascia attiva sarà di 32.068 unità, il secondo più alto per valore assoluto in Lombardia dopo Milano. A livello percentuale, nella terza provincia più numerosa, il processo di invecchiamento demografico inciderà con un taglio del 4,49% (da 714.126 a 682.058). A Cremona i 220.999 potenzialmente arruolabili nel mercato del lavoro diventeranno 211.447 nel 2034: -9.552 (-4,32%).

Pavia, Brescia e Monza mostrano invece valori più in linea con l’andamento medio regionale. Pavia scenderà da 338.501 a 325.193 (-13.308, il 3,93% in meno), Brescia da 809.681 a 780.451 (un calo di 29.230, -3,61%), Monza da 557.480 a 539.845 (-17.635, il 3,16% in meno). Previsioni migliori a Lodi, Mantova e Milano, ma anche qui il trend sarà negativo. Lodi passerà da 147.078 occupabili al 1° gennaio di quest’anno a 142.706 a inizio 2034: una perdita di 4.372 “attivi“ (- 2,97%). A Mantova la stima è di un calo di 7.043 (da 256.628 a 249.585), il 2,74%, mentre Milano perderà l’1,99%, 41.493 persone con età lavorativa (da 2.082.467 a 2.040.974 unità).

"Le province che hanno subito le contrazioni più contenute delle altre presentano un tasso della popolazione straniera su quella residente molto elevata, abbassando così l’età media e incidendo positivamente sulle nascite", sottolinea l’Ufficio studi della Cgia. Secondo l’elaborazione della Fondazione Moressa su dati Istat, infatti, a Milano l’incidenza di stranieri sui residenti è del 14,7%; a Mantova del 13,4% e a Lodi del 12,7%.

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