
La funivia della Piana di Vigezzo e Alessia Protospataro, 49 anni
Milano, 17 agosto 2023 – “Eravamo al telefono con i soccorritori, abbiamo saputo in tempo reale dell’avvistamento del corpo di Alessia. La nostra Alessia”. I familiari hanno sperato fino all’ultimo che Alessia Protospataro, la quarantanovenne milanese originaria di Teramo, farmacista del quartiere Lorenteggio dispersa da giovedì 10 agosto mentre si trovava in Valle Vigezzo, provincia del Verbano Cusio Ossola, fosse viva. Ma la donna non ce l’ha fatta. La salma era nell’alveo di un corso d’acqua che dalla Piana di Vigezzo scende verso valle, il rio Melezzo.
In base a quanto appreso finora, l’ipotesi è che la donna sia caduta durante l’escursione e che il rio l’abbia trascinata via. Per giorni squadre di soccorritori hanno battuto tutta la zona della Piana di Vigezzo senza esito, impiegando anche elicotteri, droni e nuclei cinofili. Impegnati vigili del fuoco, soccorso alpino, Guardia di Finanza e Protezione civile. Ieri, a ritrovarla è stato un tecnico di soccorso alpino civile dall’elicottero della Guardia di Finanza.
Per fare luce sulla vicenda è stata aperta un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Verbania. La donna era uscita giovedì mattina dal Bed and breakfast di Domodossola in cui alloggiava, da sola, informando i gestori della struttura di voler salire in Val Vigezzo con i mezzi pubblici e poi di fare una passeggiata. A dare l’allarme è stato l’albergatore, non vedendola rientrare. Alcuni conoscenti hanno fatto sapere che «Alessia ha mandato foto della montagna a un’amica alle 13.12». Poi a un’altra poco prima delle 16, mentre si trovava a Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo. «L’ultimo accesso su WhatsApp è delle 16.22. Poi, più nulla», dice al Giorno la cugina di Alessia, che quando ha saputo della sua scomparsa si è messa in contatto con i soccorritori diventando il tramite tra le squadre che cercavano la quarantanovenne e il resto della famiglia.
I soccorritori hanno tracciato gli spostamenti della donna attraverso le celle telefoniche agganciate dal suo smartphone. La certezza che fosse salita alla Piana, a 1800 metri di quota, è arrivata dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere della cabinovia. Alessia ha acquistato un biglietto di andata e ritorno, è salita ma non è mai scesa. Da qui, l’ipotesi che sia successo qualcosa mentre passeggiava in quota. Il suo cellulare ha continuato a squillare fino a sabato, mentre da domenica era spento, probabilmente scarico.

Amici e parenti hanno lanciato numerosi appelli diffondendo le immagini della quarantanovenne in modo da facilitare eventuali avvistamenti. Nell’ultima foto estrapolata dai filmati delle telecamere di sorveglianza della zona la si vede poco prima di salire sulla cabinovia: maglia chiara, pantaloni scuri, zainetto sulle spalle e un sacchetto in mano. In testa, un cappellino.
«Alessia non era un’escursionista professionista né una sportiva, le piaceva passeggiare su sentieri sicuri per ammirare il paesaggio e la natura. Non amava il rischio»: così la descrive Vittoria, sua cugina. «Le piaceva camminare non solo in montagna ma dappertutto. Per esempio era stata alle Cinque terre e pure a Pisa, a girare semplicemente per la città. Non guidava, si spostava solo con i mezzi pubblici e a piedi», aggiunge un altro familiare. «Noi pensiamo possa essere scivolata, magari sporgendosi per ammirare qualcosa».
Tutti la descrivono come «una persona estremamente buona, dall’animo gentile e delicato. Trovava pace nella natura ed era amante dell’arte». Originaria di Teramo, si era trasferita a Milano fin da ragazza, frequentando il liceo classico Cesare Beccaria e poi studiando Farmacia all’Università degli Studi. Viveva e lavorava al Lorenteggio «ed era molto benvoluta anche dai clienti per la sua gentilezza».