Alessia Pifferi e la figlia morta di stenti: si va verso il processo con rito immediato

Oggi breve udienza per discutere la perizia in cui si escludeva la presenza di benzodiazepine nei liquidi. La mamma di Diana rischia l'ergastolo

Alessia Pifferi durante un'udienza in tribunale

Alessia Pifferi durante un'udienza in tribunale

Dieci minuti in aula per discutere l'esito di un perizia, ultimo passaggio prima della richiesta di processo con rito immediato che verrà presto formalizzata dalla pubblica accusa. Tanto è durata oggi, mercoledì 8 febbraio, l'udienza in cui Alessia Pifferi, la donna di 37 anni accusata di aver fatto morire di stenti la figlia Diana, un anno e mezzo, abbandonandola in casa per sei giorni. Nell'udienza la donna era assistita dal nuovo legale, l'avvocato Fausto Teti.

Gli obiettivi della difesa

Sono stati discussi velocemente gli esiti della perizia di cui già si era saputo nei giorni scorsi. Un incidente probatorio che ha escluso la presenza di benzodiazepine o altri tranquillanti nel biberon e nella bottiglietta d'acqua trovati vicino al corpo della bimba. La nuova difesa è incentrata, come aveva già chiarito il legale, sul fatto che dal punto di vista "oggettivo" il quadro dei fatti "è chiaro" ed elemento "centrale" sarà una richiesta di perizia psichiatrica nel dibattimento per valutare un eventuale vizio di mente della donna.

L'istanza dei pm

I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro stanno per inoltrare al gip Fabrizio Filice (hanno tempo fino al 20 febbraio) la richiesta di giudizio immediato, rito che viene applicato quando la prova appare evidente e permette di saltare l'udienza preliminare, accelerando i tempi per la sentenza. Così il processo dovrebbe iniziare nelle prossime settimane davanti alla Corte d'Assise. La donna rischia una condanna all'ergastolo. Dopo aver chiuso la porta di casa con dentro la figlia, se ne era andata dal compagno (non padre della bimba) in provincia di Bergamo. E con queste parole aveva confessato: "Ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire. È per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire".

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