Il collettivo Aldo Dice occupa l’ex Alitalia. Il sindaco: "Sgombero subito" / FOTO

Dopo il blitz a Sesto incognita sul futuro di 84 bimbi, il più piccolo nato solo tre giorni fa

Gli occupanti hanno pulito le stanze

Gli occupanti hanno pulito le stanze

Sesto San Giovanni, 3 settembre 2018 Carte geografiche sbiadite appese sui muri, vecchi schedari e computer coperti di polvere in cantina, ultime tracce rimaste dell’epoca in cui nello stabile di nove piani in piazza don Mapelli, a Sesto San Giovanni, lavoravano gli impiegati Alitalia. Stanze vuote dove il tempo si è fermato al 2016 che, da ieri, sono state riempite con letti e scatole di cartone, con i vestiti e gli effetti personali delle famiglie ospiti del “Residence sociale Aldo dice 26x1”. Il collettivo espugnato lo stabile nella notte tra sabato e domenica, ed è in corso il trasferimento delle famiglie dall’edificio in via Oglio 8 a Milano, zona Corvetto. Un ritorno al passato, al palazzo disabitato di proprietà della compagnia aerea occupato fino al 2016 dal residence sociale. «Offriamo un tetto a famiglie sfrattate per morosità incolpevole - spiega Wainer Molteni, esponente del collettivo - che senza di noi finirebbero sulla strada. Ci sono invalidi e 84 bambini, il più piccolo è nato solo tre giorni fa, un totale di 184 persone e 57 famiglie, italiane e straniere». Inquilini e attivisti hanno deciso di lasciare lo stabile in via Oglio, dove secondo i progetti sorgerà un campus per studenti, prima dello sgombero previsto per il 6 settembre e concordato con Palazzo Marino. Venerdì scorso hanno occupato l’edificio di proprietà dell’Enpam, l’ente di previdenza dei medici, in via Medici del Vascello, zona Rogoredo.

Sabato se ne sono andati anche da lì («Non c’erano le condizioni per abitarci», spiegano), e dopo una serie di sopralluoghi in cerca di edifici da occupare, di notte sono entrati nell’ex sede Alitalia di Sesto, dove l’acqua e la corrente elettrica non è mai stata staccata, il riscaldamento è ancora funzionante. Per impedire l’occupazione è arrivato il sindaco Roberto Di Stefano, le forze dell’ordine hanno presidiato l’area iniziando una trattativa con gli attivisti, mentre all’esterno si sono radunate famiglie con minorenni. Attorno alle 3.30 è stato forzato il cordone e, dopo alcuni momenti di tensione, il palazzo è stato occupato. Il sindaco di Sesto ha riferito di un agente della polizia locale rimasto contuso. Gli attivisti raccontano che alcuni inquilini, tra cui un bambino, hanno riportato lievi ferite, e sono stati accompagnati in ospedale per accertamenti.

Ieri  è iniziato il trasferimento nell’edificio, alcune stanze sono state ripulite, inquilini si sono messi al lavoro con trapano e attrezzi, hanno portato cibo ed elettrodomestici. È iniziata una raccolta fondi online per pagare le spese. Si è fatto vedere anche un pensionato che, fino al 2016, aiutava gli inquilini a coltivare i pomodori sul balcone. «Lo stabile è rimasto come lo avevamo lasciato - spiega Molteni - dal 2016 è rimasto abbandonato e, segno del disinteresse da parte della proprietà, nessuno si è preoccupato di spegnere la luce, mentre i riscaldamenti tra qualche giorno partiranno in automatico. Parteciperemo ai bandi per avere uno spazio del Comune di Milano dove le famiglie potranno sistemarsi in attesa di ottenere una casa popolare. Siamo a Sesto solo di passaggio». Mercoledì sera, con una festa, gli inquilini daranno l’addio a via Oglio. Giovedì consegneranno le chiavi, e inizierà la partita sui bandi di Palazzo Marino per l’emergenza casa, con all’orizzonte l’ipotesi di uno sgombero del palazzo a Sesto, sollecitato dal sindaco Di Stefano, e nuove incognite sul destino delle famiglie.

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