
Alberi e frutti, nasce un’agroforesta in carcere E la biblioteca del giudice Onida donata ai detenuti
È un carcere che dialoga e include la città, quello di Bollate. È qui che sabato prossimo in occasione della Giornata Mondiale della Terra, verrà messo a dimora un modello di sistema agroforestale multistrato progettato per generare frutti eduli e fornire importanti servizi ecosistemici alla casa di reclusione, come lo stoccaggio di carbonio, la mitigazione delle temperature e la rigenerazione del suolo. L’iniziativa, proposta e realizzata da Soulfood Forestfarms Hub Italia con il sostegno economico dell’organizzazione internazionale OneTreePlanted e la collaborazione del vivaio Cascina Bollate, si inserisce nelle attività del "Progetto Carcere" promosse dall’Università degli Studi di Milano. Sabato pomeriggio la piantumazione sarà affidata ad alcuni detenuti e agli studenti del corso di laurea in Scienze Umane dell’Ambiente, Territorio e Paesaggio. L’agroforesta servirà per migliorare l’aspetto estetico dell’area e al benessere psico-fisico di chi se ne prenderà cura, "restando così lascito e patrimonio del carcere e di chi lo abita", spiegano gli organizzatori. Saranno presenti l’assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano, Elena Grandi e Ilda Vagge, garante del verde, del suolo e degli alberi del Comune di Milano. Un altro lascito importante è quello che farà la famiglia di Valerio Onida, morto a 86 anni nel maggio 2022. L’ex presidente della Corte Costituzionale per molti anni ha prestato volontariamente la sua attività di consulenza giuridica nei confronti dei detenuti, collaborando nel 2002 alla nascita dello Sportello Giuridico all’interno del carcere di Bollate. "Onida veniva ogni sabato, con i mezzi pubblici, fino al carcere. Fondammo insieme “lo sportello giuridico” una squadra di giuristi e detenuti che fornivano consulenze all’utenza", così lo ricorda l’ex direttrice del carcere Lucia Castellano. Per sancire il forte legame tra la famiglia Onida e il carcere di Bollate, il figlio Marco donerà la biblioteca del padre che sarà riposta nel V reparto. "Ringrazio a nome della direzione di Bollate e di tutta la comunità penitenziaria il professor Onida", ha spiegato Giorgio Leggieri, direttore del carcere di Bollate. Roberta Rampini