
Prosegue senza sosta, nonostante feste e Covid, la battaglia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata in Lombardia. Nel pomeriggio del 22 dicembre (operazione resa nota solo ieri), i carabinieri hanno chiuso un noto discopub, il Deja Vu di viale Lario, a Seregno, a seguito dell’adozione di un’informazione interdittiva antimafia emessa dalla prefetta di Monza-Brianza Patrizia Palmisani nei confronti della società che cura la gestione del locale. Secondo gli accertamenti, il 50% delle quote del locale appartengono a Nazzareno Stagno, figlio di Antonio Stagno, membro della “locale” della ‘ndrangheta di Seregno-Giussano e collegata al clan Giampà, oltre che cognato di Rocco Cristello, boss ucciso nel 2008 a Verano. Nel corso delle indagini è emerso un quadro circostanziato sui collegamenti con la criminalità organizzata della società e del locale in questione, nel 2017 colpito anche da un attentato incendiario.
Il Deja Vu, locale molto frequentato dai giovani, era noto anche come ritrovo per incontri e riunioni tra personaggi legati alla malavita organizzata. Come in tanti altri casi, l’attività fu inizialmente presa di mira dai clan, poi inglobata dall’organizzazione. "...Noi che appartenevamo al Locale di Giussano eravamo liberi di consumare e non pagare, era tipo una tangente... se volevamo fare una serata andavamo lì, bevevamo champagne e non pagavamo...", si legge infatti da un’intercettazione.
Nella stessa data sono stati notificati, inoltre, due ulteriori provvedimenti interdittivi nei confronti di una società di Seregno, attiva in molteplici attività di varia natura, e di una società di Desio, attiva come "sfasciacarrozze". Entrambe sono collegate a un pregiudicato desiano nei cui confronti è stata emessa una condanna per associazione a delinquere di tipo mafioso, divenuta irrevocabile il 9 luglio.
Solo poche settimane fa, da parte dei carabinieri di Seregno, con le polizie locali di Seregno e Giussano, altri due provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di altrettante società con sede legale a Milano e operanti nei due comuni brianzoli. In particolare, il prefetto di Milano Renato Saccone, alla luce degli esiti delle risultanze istruttorie, investigative e processuali, inerenti la Lithium Car Rental srl e la Ncdp Srls (società attive nel noleggio di veicoli a lungo e breve termine), ha ritenuto sussistente il pericolo di infiltrazione mafiosa nelle due imprese.
Nello specifico, anche in questo caso, della ‘ndrangheta. Emerge sempre più in maniera chiara, quindi, qualora ce ne fosse bisogno, la tentacolare presenza della "mafia calabrese" all’interno del tessuto economico e imprenditoriale della Lombardia con attività nei più svariati ambiti.