Aggressioni di gruppo in piazza Duomo, altre ragazze parlano

In Procura vengono sentite nuove vittime degli abusi di Capodanno ad opera dei giovani del branco

Un fermo immagine dei video delle aggressioni e violenze in piazza Duomo a Capodanno

Un fermo immagine dei video delle aggressioni e violenze in piazza Duomo a Capodanno

Milano - E’ una specie di processione. Prosegue in Procura, come negli ultimi giorni, l’attività di audizione delle vittime delle aggressioni sessuali in piazza del Duomo nella notte di Capodanno, quando un "branco" di giovani ha accerchiato e abusato di almeno 12 ragazze, che hanno subito violenze strette nella "morsa" senza riuscire ad uscirne per diversi minuti.

Ieri nell’ufficio del procuratore aggiunto Letizia Mannella, alla presenza anche del pm Alessia Menegazzo e degli investigatori della Squadra mobile guidati da Marco Calì - che nei giorni scorsi hanno fermato un 21enne a Torino e un 18enne a Milano, entrambi ora in carcere - ha testimoniato un’altra ragazza. Una era stata sentita anche giovedì. Sono infatti due le nuove denunce arrivate nei giorni scorsi, mentre su un’altra vittima ancora (nove erano quelle già accertate) sono in corso approfondimenti. 

A inizio settimana è stata ascoltata, sempre in Procura, una delle due turiste tedesche aggredite poco prima di mezzanotte. Ha ricostruito a verbale quei terribili "20 minuti" nel corso dei quali lei e l’amica sono state prima avvicinate con un pretesto e poi entrambe circondante da un’orda di giovani e costrette come "prede" a subire violenze, mentre in lacrime chiedevano aiuto, come dimostra anche un video pubblicato sul web che ha fatto il giro del mondo.

Nell’inchiesta con al centro il reato di violenza sessuale di gruppo, intanto, gli investigatori ovviamente, anche grazie alle audizioni, stanno identificando altri componenti dei gruppi di aggressori e l’elenco degli indagati, dunque, si allunga rispetto ai 18 perquisiti dei giorni scorsi. Si era parlato di un branco di una trentina di ragazzi e secondo alcune testimonianze anche di "40-50 persone".

Al di là dei racconti e delle drammatiche ricostruzioni offerte dalle vittime, che nella dinamica dei fatti sostanzialmente convergono, la difficoltà per gli inquirenti è ovviamente quella di essere in grado di dare un nome e un volto al maggior numero possibile di giovani che hanno preso parte alle aggressioni, ma soprattutto quella di riuscire - grazie alle immagini e alle descrizioni messe a verbale dalle ragazze - ad attribuire a ciascuno dei partecipanti alle violenze la propria condotta in funzione delle imputazioni che verranno poi loro contestate. Un lavoro delicato, anche perché tutto si svolse, quella notte in modo concitato e nel breve giro di pochi minnuti durante i quali le ragazze si ritrovarono prima solo avvicinate da uno o al massimo due giovani, poi quasi accerchiate dai loro amici e infine spinte, buttate a terra, toccate e violentate da più persone con volti spesso mezzo nascosti dai cappucci delle felpe.

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