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Sfigurato dalla coppia dell’acido: cronaca dell’agguato sul telefonino - ESCLUSIVO: L'AUDIO DELL'AGGRESSIONE

Il cellulare era caduto alla madre della vittima nell’auto e ha registrato l’orrore di Marinella Rossi AUDIO ESCLUSIVO - L'aggressione

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 11 febbraio 2015 - Musica rasserenante, da viaggio. L’autoradio va per minuti, una portiera sbatte, si sentono i passi e il respiro di chi cammina. Qualche secondo, un colpo: è la secchiata di acido contro Pietro Barbini. Un audio da brividi. La storia raccontata di quel 28 dicembre, 17.40 circa, sentita in diretta, ci infila dentro la banalità del male di chi ha voluto distruggere il volto e la vita di uno studente di 22 anni. A 12 minuti e 14 secondi di una registrazione col cellulare della mamma di Pietro - che il ragazzo non sapeva fosse in quella modalità e che aveva infilato nella felpa dopo che alla mamma era scivolato nello scendere dalla vettura -, Pietro esce dall’auto del padre. Rumore di portiera, la musica dell’autoradio si dissolve. Pietro cammina verso il civico 14 di via Giulio Carcano, dove dovrebbe ritirare il pacco regalo dalla Francia. Il telefonino lo registra.  Ma la famiglia Barbini lo scoprirà solo qualche giorno fa.

A 12 minuti e  42 secondi si avverte un rumore, come un violento schiaffo: è la secchiata, due litri di acido che Martina Levato gli butta addosso. E subito la corsa di Pietro: frasi composte e affannate: «Corri, papi». «Non so cosa sia..» «Corri papà corri.. è acido!». «È acido?», la voce del padre mescola stupore a incredulità. «Apri la macchina... » soffia il ragazzo. «Bastardi...». E il papà, Gherardo Barbini: «Polizia polizia...». Le voci si perdono, Pietro si sta spogliando dei vestiti fradici di muriatico, la registrazione diventa un’eco lontana, ma intanto deve fuggire all’improvviso inseguitore, Alexander Boettcher. A 13 minuti e 44 secondi il padre grida in lontananza: «C’ha un martello... c’ha un martello... c’ha un martello». Poi rumori distanti: è il placcaggio del broker, dell’amante diabolico della bocconiana. Boettcher viene alla fine fermato da Pietro, con una mossa di judo, e con l’aiuto di un passante che lo immobilizza, colpendolo con il suo stesso martello (l’uomo si dileguerà dicendo che è appena uscito dal carcere). Trentacinque  minuti di angoscia. La registrazione si conclude con l’arrivo della polizia: gli indumenti di Pietro vengono raccattati dal padre, e la registrazione si rifà più vicina. «...Ha buttato i vestiti per terra, erano pieni di acido - dice l’uomo vedendo gli indumenti corrosi - ... mamma mia cosa gli han fatto... Un ragazzo e una ragazza, uno gli ha buttato l’acido, l’altro l’ha inseguito con questo martello». L'audio  è stato depositato ieri dall’avvocato di parte civile per Pietro e famiglia, Paolo Tosoni, al processo per direttissima, in cui il pubblico ministero Marcello Musso ha invece fatto acquisire i nuovi atti d’indagine (l’arresto del complice della coppia, Andrea Magnani), a carico di Levato e Boettcher, accusati di lesioni gravissime premeditate e aggravate dai motivi abietti e dalla crudeltà. La direttissima procede con un rito abbreviato anomalo, in cui si infilano nuovi elementi e colpi di scena. Il presidente della nona penale, Anna Introini, ha incaricato due psichiatri di effettuare una perizia sul duo Martina e Alexander, e un medico anatomopatologo per dare una prognosi definitiva sulle condizioni fisiche di Pietro: i risultati sono attesi per il 28 aprile.  Il difensore di Boettcher, Ermanno Gorpia (Boettcher era solo in aula, Martina a sorpresa non è comparsa) ha ottenuto la testimonianza, per il 17 marzo, del bancario Magnani che, dopo l’arresto del 2 febbraio, accusa la coppia di ben tre assalti all’acido. E all’osservazione dell’avvocato Tosoni sul fatto che l’abbreviato, offrendo uno sconto sulla pena, è un processo che si fa sugli atti, Boettcher ha fatto sentire la sua voce: «Voglio far presente al Tribunale che io ho scelto l’abbreviato non per ottenere uno sconto di pena, ma perché non continuassero ad entrare nel processo versioni varie e diverse». Intendeva nuove accuse?  

marinella.rossi@ilgiorno.net