di Laura Lana
Mattone, politica e calcio. Sesto perde il suo imprenditore più importante dell’ultimo mezzo secolo, Giuseppe Pasini, scomparso a 90 anni.
Veneto d’origine, a 21 anni era arrivato in città con i fratelli in cerca di fortuna: all’inizio degli anni Cinquanta piastrellano le case, poco dopo costruiscono palazzi e uffici fino a ridisegnare le aree dismesse di Sesto.
La storia recente lo ricorda come il grande accusatore dell’inchiesta sul Sistema Sesto, la gola profonda che fece tremare la sinistra fino a Roma e fece mettere sotto la lente di ingrandimento l’edilizia e l’urbanistica sestese di quasi un ventennio, quella firmata da Giorgio Oldrini e Filippo Penati (assolto su tutti i filoni di indagine, ma prescritto nel capitolo delle Falck).
Ma Pasini è stato tanto altro. È stato l’uomo col farfallino, tratto distintivo di un signore d’altri tempi. È stato il patron della Pro Sesto, il club biancoceleste venduto a malincuore. "Abbiamo perso il padre nobile, assoluto protagonista, genio della storia recente della città e della Pro", lo ricordano i tifosi del gruppo Orgoglio Sestese.
È stato il competitor, per Forza Italia, nelle elezioni amministrative del 2007, poi vinte dal sindaco uscente Giorgio Oldrini.
È stato la firma di tante riqualificazioni in città: la cinquecentesca Villa Torretta, con gli affreschi riportati alla luce e oggi hotel e ristorante di lusso del Gruppo Della Frera, il distretto artigianale di via Carducci e il cavalcavia Buozzi, la riconversione del PalaSesto che da casa del basket fu trasformato in palazzetto del ghiaccio.
C’è stato un momento storico in cui Pasini è stato il proprietario di mezza città. Perché oltre agli interventi nel tessuto già consolidato, c’erano anche tutte le aree ex industriali: le Breda, dove sono sorti i primi insediamenti, le ex Marelli, dove è nato il polo universitario della Statale con piazza Indro Montanelli e la fontana di Cascella, e le ex Falck.
Le tormentate vecchie acciaierie, acquistate nel 2000 direttamente da Alberto Falck per 400 miliardi di vecchie lire e rivendute appena 5 anni dopo, perché stremato, a Risanamento per 88 milioni di euro.
Uomo del fare, come tutti i costruttori e i veneti, ma anche grande sognatore. È lui, insieme all’architetto Mario Botta, a prevedere sulle ex Falck già la stazione a ponte, che vedrà la luce solo tra altri due 2 anni.
Ma nei suoi piani c’erano anche la sede di Banca Intesa, il trasferimento della Rai, il grande parco. "Le città devono essere del lavoro e dei giovani", ripeteva continuamente.
Le città, Sesto, doveva essere insomma come quella che accolse Giuseppe e i suoi fratelli settanta anni fa: una città piena di opportunità, di possibilità. Di speranza e di futuro.