GIAN MARCO WALCH
Cronaca

Addio al giallista Dario Crapanzano, la sua Milano e il commissario Arrigoni

La scrittura, l’amore e le difficoltà della pandemia. "Delitto in redazione" si chiama il romanzo postumo

di Gian Marco Walch

Ciao, Dario... Non è certo difficile per chi fa delle parole la sua ragione di lavoro, anzi, in realtà di vita, produrre un decoroso “coccodrillo”, come nel gergo giornalistico si definisce da sempre l’articolo, breve o lungo che sia, scritto per celebrare un defunto più o meno illustre - e il termine non cela, piuttosto esalta l’ipocrisia sottesa alla commozione sbandierata -. Più difficile scegliere le parole giuste, misurate, quando la tristezza per una scomparsa non è finta.

Quando chi ci ha lasciato lo conoscevi da anni, ne avevi ascoltato confidenze e, perché no, eleganti retroscena di quel mondo editoriale che entrambi avete tanto frequentato. Ed è una pessima sorpresa, pessima e dolorosa, la scomparsa di Dario Crapanzano, il giallista, ma la parola pur nella sua precisione suona riduttiva, meglio lo scrittore, fra i più letti, di sicuro fra i più amati, di questi ultimi anni. Senza dubbio il più milanese, nei personaggi, nelle trame, nelle ambientazioni.

Autore di racconti avvincenti, inattesi nel succedersi degli eventi, precisi nella minuzia dei dettagli. Padrone di una scrittura tersa, rispettosa di ogni regola, di ogni parola, di ogni virgola: ed è semplice il dirlo, molto meno il realizzarlo, in questi tempi in cui si sono fatti largo a pedate odio e ignoranza. Padre, Dario Crapanzano, di Mario Arrigoni, il commissario capo del “Porta Venezia”, la sede di lavoro insostituibile nel suo progetto di vita: "Se il nuovo questore, il dottor Respighi, mi offre di diventare vicequestore, o qualcosa del genere, gli dirò un’altra volta di no, non ho nessuna voglia di abbandonare il mio commissariato, e lui lo sa benissimo". Mario Arrigoni, il poliziotto brillante quanto discreto, più amante dei saporiti “sanguis” imbottiti che gli prepara il fedele Gino che non della violenza esibita dai protagonisti di tanti contemporanei gialli “hard boiled” di seconda, terza, quarta mano. L’Arrigoni ora chiamato a indagare sull’omicidio di Alberto Masserini, il redattore capo di una casa editrice di primo piano, inevitabilmente milanese. Omicidio brutale, la gola squarciata. “Delitto in redazione”, titolo del romanzo che, per i tipi di SEM, uscirà il 12 novembre e di cui siamo orgogliosi di poter qui anticipare le primissime righe: "Nell’anno 1957, da poco concluso, gli affari erano andati a gonfie vele per la Leonardo Bruni & C., la casa editrice fondata un decennio prima da colui che le aveva dato il suo stesso nome...". Aveva esordito come romanziere, dopo una lunga esperienza nel mondo pubblicitario, nel 2011 Dario Crapanzano con “Il giallo di via Tadino”, edito da Fratelli Frilli.

Un immediato successo, proseguito con titoli come “Il caso di piazzale Loreto”, “Il delitto di via Brera” o “La bella del Chiaravalle”. E bissato dall’apparizione di un’altra detective, “sui generis”, Margherita, squillo d’alto bordo e di nobili sentimenti. L’aveva ancora nel cassetto, il romanzo costretto a uscire postumo, Crapanzano. Anche lui vittima del Coronavirus. Che già la scorsa primavera l’aveva duramente segnato: "Questo clima di colpo così pesante mi ha tolto ogni voglia di scrivere. Vivo in casa, come tutti, o come tutti dovrebbero fare". Ciao, Dario... Mi mancheranno i tuoi racconti, i tuoi ricordi, la tua Porta Venezia degli anni Cinquanta che le tue parole facevano rivivere così nitidamente. I tuoi tram, le tue sale da ballo, soprattutto le tue portinaie, tanto utili nelle indagini. Ciao, Dario...