Addio a Matteo Guarnaccia, psycoartista sincero e raffinato

Migration

rMILANO

Sorprendente, ma non per chi scrive - identica la casa, certo meno colorata, ugualmente stipata di libri - l’appartamento milanese di Matteo Guarnaccia, ripiani di volumi, pile di dischi, in cima sempre un Dylan, teorie di pennelli, chine, fogli, cuscini di soli ridenti. Sorprendente, ma solo per chi è schiavo di frusti luoghi comuni, sentir chiedere alla sua gentile compagna una tisana da parte di un’artista di cui Albert Hofmann, guru dell’Lsd, l’acido lisergico, scrisse "ha raggiunto la massima capacità espressiva possibile nel rendere per immagini le fantasie psichedeliche".

Ed è davvero triste dover scrivere di uno “psycoartista” sempre sincero e raffinato come Matteo Guarnaccia, scomparso venerdì scorso a 67 anni - oggi, alle 14.45, i funerali nella parrocchia Santa Maria di Lourdes, in via Paolo Lomazzo -. Artista inesauribile e storico dell’arte, Guarnaccia, illustratore e pittore, saggista e organizzatore di eventi, teorico- pratico di una ricerca mistico-evoluzionista capace di intrecciare magistralmente, corredandoli di immancabili dosi d’ironia, futuribili invenzioni grafiche e echi di pittura classica. Sterminata la produzione artistica di Guarnaccia. Mitico il suo debutto: nell’ estate del 1970, colpito dalla scritta “Insekten Sekte” su un muro di Amsterdam, Guarnaccia se ne appropria come titolo ai disegni eliografati, realizzati con povera ma estrema cura artigianale, che va diffondendo, o semplicemente affiggendo per le strade delle città del favoloso percorso dell’ “Hippie Trail”, il viaggio che dall’Europa giungeva sino a Goa. Quei fogli, rivoluzionarie opere d’arte, sono ormai rari e desiderati non meno del “Pianeta Fresco” della Nanda Pivano. Artista estatico o estetico? "Estatico - si definiva Matteo -, che però non rinuncia agli aspetti formali, da elaborare e regalare al mondo. Non mi sono mai chiuso in una tecnica. Ho iniziato con i disegni, la scrittura è venuta dopo, come trasferimento di conoscenza ed emozioni. E anche nelle mie performance cerco sempre di creare una sorta di rituale, tra colori, musiche e profumi". Fra le tante sorprese da riscoprire che attendono gli ammiratori di Guarnaccia, anch’esso collaboratore dei designers Munari e Mendini e della ultra-stilista Vivienne Westwood, la splendida interpretazione di “Taipi”, il capolavoro giovanile di Melville, altro genio che inseguiva la tanto pericolosa libertà. Proprio come Matteo.

Gian Marco Walch

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro