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«Vittime dell’acido, c’era una lista» Parla l’amico della coppia diabolica

Il piano delirante: fu Martina a svelare l’elenco dei atri soggetti da punire. Un ragazzo conosciuto in Spagna e che vive a Londra, ma anche la sorella di Pietro Barbini e la fidanzata di Giuliano Carparelli di Marinella Rossi

A sinistra Andrea Magnani in tribunale scortato da carabinieri e agenti di custodia

Milano, 18 marzo 2015 - Un ragazzo che vive a Londra, Alim: pure lui nella black list di Martina Levato e Alexander Boettcher. Uno con cui Martina ha avuto una storiella in vacanza in Spagna, e poi lei si allunga fino in Inghilterra, per punirlo. Ma la cosa non va in porto, fortuna di Alim. Lo tira fuori, coniglio dal cilindro, il pubblico ministero Marcello Musso: che chiede di Alim ad Andrea Magnani, metti ne sappia qualcosa il complice della coppia al muriatico, che di fronte alla nona sezione penale risponde come teste imputato di procedimento connesso. Il rito abbreviato e per direttissima a Martina Levato e Alexander Boettcher, accusati di lesioni gravissime aggravate ai danni del 22enne Pietro Barbini.

Andrea sa di Alim, come di tale Gustavo: e il nome scivola a fine udienza, accanto ad altre vittime designate, altri progetti di scarnificazioni: la sorella appena ventenne di Pietro, la fidanzata straniera di Giuliano Carparelli. Il primo bruciato dalla secchiata lanciata da Martina il 28 dicembre, il secondo salvato da un ombrello nella pioggia del 15 novembre.

Almeno altri quattro progetti, oltre alle vittime ormai note (Pietro, Giuliano, Stefano Savi e l’accoltellato Antonio Margarito): di queste racconta il bancario Magnani, in carcere dal 27 gennaio come tuttofare, telefonista, acquirente e portatore di acido della coppia diabolica. Che, però, ieri racconta - assistito dagli avvocati Andrea Etteri e Guido Guella - e sotto il fuoco di fila delle domande del legale di Boettcher, Ermanno Gorpia, e della parte civile per Barbini, Paolo Tosoni, di avere scoperto il crudele gioco degli amanti solo all’ultimo, la sera in cui Martina lancia l’acido contro Pietro e Alexander lo insegue con un martello. Uno strumento inconsapevole il succube Andrea? Le telefonate trappola, sia a Pietro che a Giuliano, per attirarli a finte consegne di pacchi, fatte da internet point in cui entrano tutti travestiti «per semplice spirito goliardico», che sia per fare lo «scherzo» a Pietro o per notificare un atto giudiziario a Giuliano. Ma d’altronde il bancario dice che Alexander dava «ordini»: come quello di acquistare tra il 13-14 novembre (prima dell’aggressione a Giuliano) acido solforico in via San Dionigi, cui sarebbe seguito il rimprovero per la concentrazione «troppo bassa».

Magnani scopre la black list della coppia (ieri presente al processo a porte chiuse) la sera del 28 dicembre: Martina ha investito di acido Pietro, Alexander lo insegue (sarà poi arrestato), Andrea scappa nella sua auto dove è salita la ragazza. «Ma cosa avete fatto», dice lui. «Lei mi minacciò, disse che avevano dei complici, conoscevano mio padre, cardiopatico, mia moglie». Allora vanno a casa di lui, si lavano le bruciature di ritorno, si cambiano e vanno a Viboldone, dove distruggono bottiglie di acido e vestiti. E anche una cartelletta con nomi, telefoni e numeri di targa. E’ Martina a dirgli che erano quelli ancora da punire.