ANDREA GIANNI
Cronaca

“Mio marito mi ha abbandonata a Milano con 4 figli piccoli”. La storia del riscatto di Magda

La donna, abbandonata dal marito al Corvetto, è stata soccorsa da Ebano Onlus: per lei un alloggio Aler a Ponte Lambro e lavoro per rinascere

Oggi si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Oggi si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Milano, 25 novembre 2024 – Magda è stata abbandonata dal marito subito dopo la pandemia, è rimasta sola a Milano con quattro figli minorenni: il più piccolo ora ha due anni, il più grande 15. In mezzo due gemelli di 10 anni. Ha trovato riparo in una casa popolare occupata abusivamente al Corvetto, senza luce e gas, fino a quando ha trovato una mano tesa che ha riacceso la speranza.

L’aiuto

La famiglia è stata aiutata dall’associazione Ebano Onlus, che dal 2012 opera a Milano e Potenza assistendo donne in grave difficoltà: ora vive in zona Ponte Lambro, in uno dei 19 alloggi di proprietà Aler che Ebano gestisce attraverso un bando. Donne vittime di violenza domestica o in situazioni critiche come quella di Magda, abbandonata da un marito che ha smesso di occuparsi della famiglia. Lei, che chiede di essere citata con un nome di fantasia, di religione cristiana copta, è arrivata anni fa in Italia dall’Egitto.

L’abbandono

“Mio marito aveva aperto una pizzeria – racconta la 35enne – e quando è scoppiata la pandemia ha dovuto chiudere, sono iniziati problemi economici che si sono fatti sempre più gravi. I debiti si sono accumulati, e l’attività è fallita”. Una delle tante attività commerciali che non hanno resistito al Covid, non sono riuscite a ripartire.

“C’erano problemi economici ma avremmo potuto superarli insieme – prosegue Magda – invece mio marito da un giorno all’altro è andato via, mi ha abbandonata a Milano con quattro figli da crescere e senza alcuna fonte di reddito”. Magda è rimasta per mesi in un alloggio occupato, fino a quando è entrata in contatto con i volontari dello sportello al Corvetto gestito da Ebano Onlus.

Una casa

“Abbiamo preso in carico la situazione – spiega Michelangela Barba, presidente dell’associazione – cercando in primo luogo di offrire una soluzione abitativa stabile, indispensabile per riuscire a ripartire”. Magda e i suoi quattro figli sono riusciti a entrare in uno dei 19 appartamenti milanesi messi a disposizione da Aler per un totale di circa 100 posti, tutti occupati. Ed è riuscita anche a trovare un lavoro, muovendo i primi passi verso una vita autonoma. “Di mattina lavoro come portinaia in uno stabile – racconta – mentre invece di pomeriggio mi occupo delle pulizie all’Istituto Neurologico Besta. Mettendo assieme i due lavori, guadagno circa 1800 euro al mese. Da quando abbiamo una casa i miei figli sono più sereni. Il più grande vorrebbe continuare a studiare, diventare commercialista”.

La mostra

Storie di donne che stanno ripartendo grazie alla onlus, che ha organizzato la mostra fotografica “Riparare crepe con l’oro” visitabile fino a oggi, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nello Spazio Alda Merini. Un’iniziativa frutto del progetto Fse Casa Aler di cui Ebano è stato partner dal 2020 al 2023. La mostra, in via Magolfa 30, raccoglie ritratti di donne e bambini residenti nelle case Aler, abitazioni pubbliche a canone agevolato.

Le immagini, scattate da Chiara Marigliano e Laura Eusebi e curate da Andrea Bienati, sono state realizzate con l’obiettivo di dare voce e visibilità a chi vive in contesti di fragilità sociale, in un’area della città di Milano fra le più difficili e disagiate. Il progetto fotografico è frutto della collaborazione, nata nel 2012, fra Ebano Onlus e Progetto Casa Aler. Donne del quartiere Mazzini sono state fotografate nei cortili delle case popolari, a volte da sole, a volte insieme ai loro figli o ai loro animali domestici

. “Le donne e i bambini delle case Aler hanno storie importanti da raccontare, storie di resilienza e di speranza – sottolinea Barba –. Vogliamo dare loro visibilità e contribuire a costruire una società più inclusiva, dove la fragilità diventa occasione di rinascita e la bellezza si trova anche nelle imperfezioni”.