ELISA GUZZO VACCARINO
Cosa Fare

“Lo sguardo nascosto” della danza: una mostra in punta di piedi alla Scala di Milano

Fino al 12 settembre al Museo Teatrale e nel Ridotto dei Palchi le foto dei ballerini scaligeri, da dietro le quinte, scattate da Gérard Uféras

Uno degli scatti in mostra alla Scala

Uno degli scatti in mostra alla Scala

Milano – Fotografia e danza sono da sempre arti gemelle. La Scala celebra questo connubio d’amore con una mostra dedicata ai suoi artisti del ballo, “Lo sguardo nascosto” di Gérard Uféras, parigino classe 1954, allestita fino al 12 settembre al Museo Teatrale e nel Ridotto dei Palchi. Le immagini, raccolte in un volume edito dal Saggiatore e dalla Scala stessa, con apporti di Paola Calvetti e Valeria Crippa, alimentano l’esposizione, nel percorso a cura di Margherita Palli, disegnando un racconto inedito, nutrito dal senso dell’attesa, dalla complicità celata in un pas de deux, dalla relazione con un maestro o un coreografo.

© Gerard Uferas

“La danza dietro al sipario” è il sottotitolo scelto dal fotografo-investigatore, collaboratore creativo del quotidiano per giovani “Libération” dal 1984, che la presenta così: “Dietro le quinte sei in uno spazio unico; non è realtà, ma non è nemmeno finzione. Sei in una dimensione dove non è facile capire cosa accada realmente e cosa sia solo immaginato”.

Come è cominciata la passione per la fotografia?

“Mio padre – dice Uféras – era un grande narratore, un resistente, e un collezionista di apparecchi fotografici; a 11 anni con due amici andavamo a Parigi nei musei; io ho sempre avuto bisogno di arte, da vedere e da fare”.

Chi sono stati i suoi maestri di riferimento?

“Ho avuto la libertà di scegliermeli, quando lavoravo a ‘Libération’; diversamente da ‘Le Monde’, che non aveva foto, dava la stessa importanza alle immagini e ai testi”.

Quando ha scoperto la danza?

“Amo tutte le arti, specie il teatro e l’opera, ma il balletto è arrivato dopo, con l’opportunità di una carte blanche all’Opéra dal 1988 per tre anni e poi con una commissione da ‘L’Express”; è stato entrare in un mondo nuovo, più profondo e più ampio di quello che mi ero prefigurato; la danza è un’arte essenziale all’umanità in ogni tempo e in ogni luogo, fin da piccoli, è un istinto spontaneo su cui si innesta la cultura”.

Si sente ancora “un fantasma all’opera”, il titolo di una sua mostra molto apprezzata?

“Tutti noi che amiamo il teatro, siamo i suoi fantasmi”.

In quali teatri si è nascosto per rubare immagini? 

“Al Bolscioi di Mosca e alla Scala, dove il progetto che ora si è realizzato ebbe inizio nel 2017 con Frédéric Olivieri; Livia Corbò lo aveva messo in moto, perché il Balletto della Scala non aveva un libro dedicato”.

Anche nei musei e nelle case di moda si è infiltrato segretamente?

“Certo, anche nelle sale museali e tra le quinte delle sfilate, a Parigi, Londra, New York, Milano; pure in questo caso ho scoperto che la realtà era un’altra, più grande”. 

Come vede la Milano della Scala, dell’arte e della moda?

“È la città della sofisticazione culturale, dell’economia e dell’eleganza; come francese, non potrei non esserne meravigliato”.