Caldo record, la prima volta per la Gran Bretagna: è allerta rossa

La temperatura massima registrata è di 38,7°C, rilevata a Cambridge il 25 luglio 2019. Si attendono punte di 40 gradi. Si è riunito il comitato emergenza Cobra

Ondata di caldo da record

Ondata di caldo da record

Non solo in Italia. Allerta rossa anche in Gran Bretagna per il caldo. Per la prima volta il governo ha proclamato lo stato di emergenza nazionale in vista delle temperature elevate previste a partire da questo fine settimana, con picchi lunedì 18 e martedì 19 luglio, soprattutto nelle regioni dell'Inghilterra orientale e centrale, fra Londra e Manchester e poi a nord fino alla Valle di York.

Ieri si è riunito il comitato del governo per le emergenze Cobra per discutere dell'ondata di calore e nuove riunioni sono previste nel fine settimana. "Stiamo pianificando misure ad ampio spettro. Fra cui possibili limiti di velocità per il traffico ferroviario, misure per garantire la sicurezza delle persone che potrebbero doversi trovare in coda in auto, e più personale sanitario in servizio", ha spiegato un portavoce di Downing Street.

"Le temperature eccezionali, forse record, saranno probabilmente all'inizio della prossima settimana", ha scritto in una nota Paul Gundersen, capo meteorologo del Met Office britannico. "Attualmente c'è una probabilità del 50% che vedremo le temperature raggiungere i 40°C e una probabilità dell'80% che vengano raggiunte nuove temperature massime", ha aggiunto. La temperatura massima registrata nel Regno Unito è di 38,7°C, rilevata al Giardino Botanico di Cambridge il 25 luglio 2019. Sono previste anche notti "eccezionalmente calde", in particolare nelle aree urbane.

"Speravamo di non arrivare mai a questa situazione, ma per la prima volta abbiamo previsioni che superano i 40°C nel Regno Unito", ha affermato Nikos Christidis, climatologo presso il Met Office, sottolineando che "il riscaldamento globale ha già innescato la possibilità di temperature estreme nel Paese": i rischi di raggiungere i 40°C "potrebbero essere 10 volte più probabili nel clima attuale che in un clima naturale che non sarebbe influenzato dal fattore umano". Il Met Office sottolinea che "la frequenza, la durata e l'intensità di questi eventi negli ultimi decenni sono chiaramente legate al riscaldamento globale e possono essere attribuite all'attività umana".