“Incinta a 13 anni, la nonna è innocente”: finisce l’incubo familiare di Mantova

L’imputazione iniziale per la donna, una 51enne, era quella di omessa vigilanza sulla figlia. Ma lei ha sempre respinto le accuse con forza, sdegno e dolore

Elisa Z. con il difensore Marcello Manzato

Elisa Z. con il difensore Marcello Manzato

Mantova, 1 febbraio 2024 – Poche, chiarissime parole per motivare la sentenza di non luogo a procedere. Non ci sarà processo. Proscioglimento e fine di un incubo per Elisa Z., una donna di 51 anni che vive nel Veronese.

La figlia era rimasta incinta a 13 anni e il giovanissimo compagno (che l’ha resa madre di una bambina e con cui divide tuttora una serena vita familiare) era stato chiamato a rispondere di atti sessuali con minore che all’epoca dei fatti non non aveva ancora compiuto il quattordicesimo anni di età. L’imputazione iniziale per Elisa era quella di omessa vigilanza sulla figlia.

All’inizio dell’udienza preliminare, lo scorso ottobre, la Procura di Mantova aveva esteso a lei lo stesso reato contestato al ragazzo “perché, quale madre della persona offesa, istigava la figlia minore infraquattordicenne ad accondiscendere alle richieste”.

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Accusa pesante, infamante che Elisa ha sempre respinto con forza, sdegno, dolore. Il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio. Il giudice dell’udienza preliminare Arianna Busato ha invece accolto le motivazioni e la richiesta di proscioglimento del difensore, l’avvocato veronese Marcello Manzato.

Dalle dichiarazioni della figlia "emerge che non ha ricevuto alcun incoraggiamento dalla madre né la madre ha posto in essere alcuna condotta riconducibile a istigazione”. Fra madre e figlia c’era stato un sereno confronto sulla vita sentimentale e le scelte della ragazza, a cui aveva partecipato anche la sorella maggiore. L’atteggiamento della mamma era stato quello di rispondere “che bisognava che lei si sentisse pronta, che non la obbligasse nessuno e che le era piaciuto che la ragazza gliene aveva parlato prima”.

Dagli atti, ha concluso il gup mantovano, “non si ravvisa alcuna condotta di istigazione” e neppure che la ragazza abbia accondisceso a richieste del ragazzo. È stata lei che “in quella circostanza si è sentita pronta a farlo”. Reato tenue e lieve condanna per il giovane (oggi ventunenne): otto mesi di reclusione con i doppi benefici della sospensione condizionale e della non menzione e l’obbligo di frequentare un corso rieducativo.