Mantova, incinta a 13 anni: condannato a otto mesi il fidanzato, prosciolta la mamma della ragazza

Per il giovane, oggi 21enne, una pena tenue inferiore a quella chiesta dal pm. Per lui anche l'obbligo di frequentare un corso rieducativo

La coppia di ragazzi con la loro bambina

La coppia di ragazzi con la loro bambina

Mantova, 14 dicembre 2023 – Reato, se si sta alla lettera del codice penale. Però tenue. Pena lieve, inferiore a quella chiesta dal pubblico ministero. Brevissima l'ultima udienza del processo con il rito abbreviato davanti al giudice dell'udienza preliminare di Mantova, Arianna Brusato. Otto mesi di reclusione con i doppi benefici della sospensione condizionale e della non menzione e l'obbligo di frequentare un corso rieducativo per il giovane (oggi ventunenne), chiamato a rispondere di atti sessuali con una minore che all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto il quattodicesimo anno di età. Un reato che dal punto di vista della sanzione penale è equiparato alla violenza sessuale.

Dal legame, che tuttora procede felicemente, nel luglio del 2022 era nata una bambina. Esce di scena, prosciolta, la madre della giovanissima mamma, imputata dello stesso reato per non averlo impedito: per lei il gup ha dichiarato il non luogo a procedere dal momento non ha ritenuto che ci fossero elementi sufficienti per un processo.

Il giovane: “Sono felicissimo”

Sorrisi, abbracci, contentezza dopo la lettura del dispositivo della sentenza. La coppia era entrata nel tribunale mantovano come sempre tenendosi per mano e poi abbracciata. La sorella di lei portava in braccio la bambina. "Sono contentissimo, ho sempre avuto fiducia", ha detto il giovanissimo papà. Accanto a lei la compagna parlava dei suoi progetti, il diploma di terza media e poi il liceo artistico.

La difesa: “Siamo soddisfatti”

Piena soddisfazione della difesa, sostenuta dall'avvocato Giovanni Gasparini e dall'avvocato Giulio Schirolli Mozzini: "Siamo soddisfatti del risultato portato a casa, considerato che si partiva da una pena base di sei anni. Valutiamo positivamente l'approfondimento del caso fatto dalla Procura che ha riconosciuto la particolare tenuità o inoffensività del fatto. La Procura ha riconosciuto che non aveva senso neppure chiedere la pena base di sei anni e ha riconosciuto invece tutte le attenuanti che ci aspettavamo. Pur chiedendo la condanna, l'accusa si è portata molto vicino alla nostra richiesta, che era quella di assoluzione perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. La Procura ha riconosciuto la tenuità del reato".

La mamma della ragazza: “Incubo finito”

Elisa Z., la madre della ragazzina, influenzata, non era presente. "Ringrazio di cuore - ha detto - il mio avvocato, Marcello Manzato, che mi ha sempre sostenuto e tranquillizzato. Spero che questo incubo sia finito. Sono veramente dispiaciuta per il ragazzo. Aspetto la motivazione della sentenza per poter dire di più. Ringrazio la giudice che ha capito i contenuti della difesa".

La richiesta dell’accusa

Dieci mesi e venticinque giorni di reclusione era stata la richiesta avanzata per l'accusa dal pubblico ministero Michela Gregorelli (con sospensione condizionale della pena). Il fatto si è verificato, ma è talmente "inoffensivo" che non dà forma al reato, era stata la linea su cui si erano attestati i difensori per chiedere la piena assoluzione. Proprio per questo, una eventuale condanna non avrebbe alcuna funzione rieducativa per l'imputato, ma sarebbe stata afflittiva per tutti, per il ragazzo e per la sua compagna, che vivono felici la loro storia anche dopo la nascita della figlia, e per le loro famiglie. La vita in comune, la tranquillità assicurata dal lavoro di lui come operaio. "Le condizioni - avevano sostenuto i difensori - di vita della ragazza sono buone. Anzi, sono migliorate. Ha una famiglia. Lei stessa ha detto di considerare la suocera come una seconda mamma".

L'udienza aveva avuto un'altra protagonista: Elisa, la madre della giovanissima mamma, una donna 50enne che vive nel Veronese. L'imputazione iniziale per lei era quella di omessa vigilanza sulla figlia, ma alla ripresa dell'udienza preliminare, lo scorso ottobre, la Procura aveva chiesto che venisse processata a sua volta per la stessa imputazione del ragazzo. Accusa pesante, infamante, che la donna aveva sempre respinto con decisione, con sdegno. Il difensore aveva chiesto il proscioglimento. 

L'avvocato Silvia Salvato, curatrice speciale per la ragazza, si era associata alla richiesta di rinvio a giudizio per Elisa Z. Si era costituita parte civile nei confronti di entrambi gli imputati, non aveva accettato il giudizio in abbreviato che era stato invece ottenuto dal ragazzo. Di conseguenza la sua posizione era quella di parte civile nei confronti della sola Elisa Z.

La vicenda nel 2021

La storia si avvia nel 2021. Lei ha tredici anni, lui diciannove. Un'amicizia nata dalla frequentazione dei familiari che si trasforma in relazione sentimentale. La nascita di una bambina, nel mese di luglio del 2022. Un ménage protetto dai parenti. All'epoca la ragazza frequenta le medie. Dalla scuola parte la segnalazione ai servizi sociali. Si avvia l'iter giudiziario. Il giovanissimo padre si ritrova davanti al giudice per un reato che prevede una condanna dai sei ai dodici anni di reclusione. Questione di una manciata di mesi (otto per l'esattezza), la ragazza avrebbe raggiunto la boa del quattordicesimo anno di età e non si sarebbe configurato alcun reato. Teatro giudiziario il tribunale di Mantova perché i primi incontri della coppia sarebbero avvenuti nell'abitazione della sorella maggiore di lei, in un comune della provincia virgiliana, dove all'epoca alloggiava temporaneamente anche la madre.